IL CRATERE

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IL CRATERE

un film di Silvia Luzi, Luca Bellino
con Sharon Caroccia, Rosario Caroccia, Tina Amariutei, Assunta Arcella, Imma Benvenuto
sceneggiatura: Silvia Luzi, Luca Bellino, con la collaborazione di Rosario Caroccia
fotografia, suono e montaggio: Silvia Luzi, Luca Bellino
sound design: Stefano Grosso ● musica originale: Alessandro Paolini
produzione: Tfilm ● distribuzione: La Sarraz
Italia, 2017 ● 93  minuti

v.o. italiano e napoletano con sottotitoli in italiano

Venezia 2017, 53° settimana della critica ● Tokyo IFF, concorso internazionale: Special Jury Prize
Trieste IFF, in concorso ● Avellino, Laceno d’oro ● Göteborg Film Festival, in concorso
Premio Cinema Campania a Silvia Luzi e Luca Bellino

sabato 14 aprile saranno ospiti i registi Silvia Luzi e Luca Bellino: a breve gli orari

il mondo del canto neomelodico della provincia napoletana diventa lo spunto per un film che mescola realtà e finzione con empatia, verità e rispetto.

Il brano che chiude il film è “‘Na stella”, scritta per Gianmaria Testa da Fausto Mesolella. È l’unica canzone che Testa ha cantato in dialetto napoletano. Questo film è dedicato dagli autori a lui, tra i primi a conoscere il progetto e sostenerlo.

Il cratere è terra di vinti, spazio indistinto, rumore costante. Rosario è un ambulante che regala peluche a chi pesca un numero vincente. La guerra che ha dichiarato al futuro e alla sua sorte ha il corpo acerbo e l’indolenza della figlia tredicenne.
Sharon è bella e sa cantare, e in questo focolaio di espedienti e vita infame è lei l’arma per provare a sopravvivere. Ma il successo si fa ossessione e il talento condanna.

«Crater è il nome di una costellazione debole e incerta, invisibile perché estremamente luminosa. Crater sfavilla e non si vede, è percepibile a fatica e per una sola stagione. Di notte, in primavera e solo dal sud del mondo.
Abbiamo visto Rosario calpestare il suo cielo come un soldato il campo di battaglia, e imbracciare Sharon come arma solitaria e finale. Abbiamo scelto di stare con loro, attaccati alle loro vite, alla guerra dichiarata per costrizione e conservazione, nobile nelle intenzioni e beffata nell’effetto. E Rosario e Sharon hanno scelto di stare con noi, giocando la sfida di reinventare la propria vita.
Volevamo rendere l’asfissia, la claustrofobia di un confine sigillato, l’oppressione di una mente che rimbalza su se stessa. Volevamo raccontare la brama di rivalsa che è archetipo senza tempo né luogo. Con Sharon e Rosario la finzione si è amalgamata alla realtà, creando un dispositivo di parole inedite e gesti nuovi. (…)
Il cuore della lavorazione del film risiede nella scelta di coinvolgere direttamente nella fase di scrittura i protagonisti del film, rendendoli al tempo stesso autori dell’intreccio, forze motrici e carne della messa in scena. Sharon e Rosario sono sorgente di una favola sbilenca incline al cruccio e all’attesa, alla speranza che non è né ansia né prospettiva, piuttosto una sospensione fatta di scelte imperfette, di sogni e espiazione.
Sono stelle che sfavillano, ma nessuno le vede.» (Silvia Luzi e Luca Bellino)

«Unico titolo italiano in concorso all’interno della Settimana Internazionale della Critica di Venezia, Il cratere segna l’esordio nel lungometraggio di finzione per la coppia di documentaristi formata da Luca Bellino e Silvia Luzi. Un’indagine sul rapporto padre-figlia in un contesto, quello della Campania sottoproletaria, sempre più in rilievo nello scenario cinematografico nazionale. Tra vendite di peluche per strada e sogni di riflettori neomelodici, un dramma familiare irradiato dalla splendida performance della giovanissima Sharon Caroccia. (…)
Canta fin da quando è una bambina, Sharon Caroccia, figlia di una coppia di venditori ambulanti che girano le fiere della provincia a bordo di due camion e riescono in questo modo ad arrivare, non senza patemi e fatiche, a fine mese. Canta fin da quando è una bambina, Sharon, e i genitori hanno sempre fatto in modo che potesse esibirsi anche dal vivo: il padre Rosario, in particolar modo, sogna per lei una carriera di quelle che contano. Vorrebbe essere il suo precettore, il suo agente, in qualche modo il suo maestro di vita. Sharon non si tira indietro, almeno a parole: cantare le viene naturale, e nel mondo in cui è cresciuta la musica neomelodica è centro nevralgico del processo culturale, scoperchia le scosse telluriche di un paese sempre in subbuglio, mai davvero rappacificato, in guerra con se stesso e con il mondo che lo circonda.
(…) convince appieno la capacità di Bellino e Luzi di inserirsi in un contesto senza svilirlo, giudicarlo o tantomeno cercare di accomodarlo per assecondare un preciso volere estetico o teorico. Il cratere è un’opera che vive sulle pulsazioni dei suoi protagonisti.» (Raffaele Meale, Quinlan.it)