Il saluto

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Il saluto – la storia che nessuno ha mai raccontato ● Salute

un film di Matt Norman
con Peter Norman, Tommie Smith, John Carlos, George Foreman
Christopher Kirby (voce narrante)
sceneggiatura: Matt Norman ● fotografia: Marty Smith
montaggio: John Leonard, Jane Moran ● musiche: David Hirschfelder
produzione: The Actors Cafe, Wingman Pictures
distribuzione: Viggo
Australia, 2008 ● 91 minuti

v.o. inglese con sottotitoli in italiano

Atalanta DocuFest: miglior documentario sociale
Rhode Island IFF: premio del pubblico al miglior documentario
Sydney Film Festival: miglior documentario australiano

Il 2018 è il 50° anniversario di un gesto simbolo della lotta degli afroamericani per l’eguaglianza. Nella celebre foto dei due atleti con guanto nero e pugno alzato rimane in ombra il terzo atleta, Peter Norman che, con la coccarda dell’Olympic Project for Human Rights, ha preso parte alla protesta decretando la fine della sua carriera sportiva.
Un viaggio per rileggere, dal punto di vista dello sport, gli anni Sessanta indagando uno dei più momenti più famosi e drammatici della storia delle Olimpiadi.

16 ottobre 1968, Città del Messico, Olimpiadi, premiazione della finale dei 200 metri piani maschili. Sul podio salgono gli atleti afroamericani Tommie Smith e John Carlos e l’australiano Peter Norman medaglia d’argento. Alle note dell’inno americano Smith e Carlos chinano il capo e alzano al cielo il pugno guantato di nero, simbolo del Black Power, per protestare contro la segregazione razziale negli USA e rendere nota al mondo intero la lotta degli afroamericani per l’eguaglianza. Un segno di protesta eclatante fissato nella storia dell’umanità da una foto divenuta icona del 20° secolo. In quella foto si nasconde una storia: quella dell’atleta bianco, l’australiano Peter Norman, e di come fu decisa e preparata la protesta di Smith e Carlos. Norman porta al petto una coccarda identica a quella che portano i due atleti neri: è la coccarda dell’Olympic Project for Human Rights, l’associazione promotrice della clamorosa protesta. Un gesto di condivisione e solidarietà vissuto con impassibile quiete che costerà a Norman, atleta bianco di una nazione in cui la segregazione razziale è altrettanto forte, oblio e carriera, conseguenza di una condanna politica e sportiva che durerà sino alla sua morte.

«Nel 2003 incontrai mio zio Peter discutendo con lui sulla possibilità di realizzare un documentario che facesse chiarezza su quanto successo e pulizia dei pettegolezzi e delle dicerie che avevano accompagnato il suo gesto per oltre 35 anni. Per più di 30 anni ero stato costretto a spiegare che Peter Norman era il bianco nella famosa foto. La maggior parte delle persone erano sorprese che fosse ancora un cittadino australiano e non avevano alcuna idea di cosa avesse dovuto sopportare per il sostegno dato ai due atleti afroamericani. Fare questo film ha messo a dura prova la mia passione e ci è voluta molta fede per portarlo a termine. Nessun supporto dall’industria cinematografica e televisiva australiana né, tantomeno, dalle organizzazione sportive del mio paese. Ma ho avuto un grande aiuto dalla comunità afro americana che ama Peter appassionatamente ed ero deciso a realizzare il miglior documentario possibile anche a costo zero.» (Matt Norman)

«Il saluto racconta la storia di quella foto, di come ci si sia arrivati e di cosa sia successo dopo. Parla di Smith e Carlos, certamente, ma parla soprattutto di Norman (…) per riconoscergli e far conoscere un ruolo storico, e l’importanza che ha avuto, e spiegare che quella sua semplice presenza, anche senza pugno alzato ha avuto una rilevanza politica e umana notevole e fondamentale. (…) racconta una storia senza tempo, e anzi di stringente attualità per le questioni che racconta: in Italia, in Europa, in America e nel mondo. Perché, oltre ad essere la storia di una foto che ha fatto la Storia, e l’ennesima dimostrazione delle straordinarie capacità dello sport di essere epico e simbolico più di qualsiasi racconto, Il saluto parla della straordinaria normalità di un uomo che non vedeva differenze tra sé e nessun altro essere umano. E di un amicizia e una lealtà che non guardava a passaporti né colori della pelle.» (Federico Gironi, comingsoon.it)