Sulla mia pelle

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Sulla mia pelle

un film di Alessio Cremonini
con Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Max Tortora, Andrea Ottavi
sceneggiatura: Alessio Cremonini, Lisa Nur Sultan  ● fotografia: Matteo Cocco
montaggio: Chiara Vullo ● musiche: Mokadelic
produzione: Cinemaundici, Lucky Red
distribuzione: Lucky Red
Italia 2018 ● 100 minuti

v.o. in italiano

Sezione Orizzonti al Festival di Venezia 2018, in concorso

Il film d’apertura del Festival di Venezia 2018 è anche il grande ritorno del cinema d’inchiesta italiano. Non solo il pretesto per rivivere e ricordare uno dei più emblematici casi di cronaca dell’ultimo decennio, ma l’occasione per riscoprire il cinema come strumento prezioso per indagare la società e la realtà.

L’ultima settimana nella vita di Stefano Cucchi è un’odissea fra caserme dei carabinieri e ospedali, un incubo in cui un giovane uomo di 31 anni entra sulle sue gambe ed esce come uno straccio sporco abbandonato su un tavolo di marmo. Ecco la ricostruzione sofferta e lucida di uno dei casi di cronaca più discussi e fondamentali nella coscienza italiana degli ultimi anni.

«Di tutta la vicenda, le polemiche, i processi, è l’ovvia ma allo stesso tempo penosa impossibilità di difendersi, di spiegarsi, da parte della vittima ad avermi toccato profondamente: tutti possono parlare di lui, tranne lui. Ecco, “Sulla mia pelle” nasce dal desiderio di strappare Stefano alla drammatica fissità delle terribili foto che tutti noi conosciamo, quelle che lo ritraggono morto sul lettino autoptico, e ridargli vita. Movimento. Parola. “Sulla mia pelle”, fra le varie cose, è un modo di battersi, di opporsi alla più grande delle ingiustizie: il silenzio.» (Alessio Cremonini)

«Sulla mia pelle è un film come se ne vedono pochi in Italia. Un film che partendo da un caso di cronaca dall’enorme visibilità mediatica, riesce a costruire un racconto che riflette in maniera profonda su un sistema, un apparato, uno stato di cose. (…) Sulla mia pelle non lancia accuse, non cerca colpevoli e non punta il dito contro nessuno, ma in maniera molto più intelligente pone sotto la lente d’ingrandimento la questione dei delitti e delle pene di uno Stato democratico del XXI secolo, spingendo a interrogarsi sul diritto che ha questo Stato (e quindi tutti quanti noi) di considerarsi espressione di una democrazia.» (Lorenzo Rossi, Cineforum.it)