Brakhage vs Barnacles

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Brakhage vs Barnacles

Un incontro imprevedibile: quando la sperimentazione musicale abbraccia il cinema d’avanguardia a scaturirne è la magia del movimento, tanto sonoro quanto visivo. Un’esperienza sensoriale a cui lasciarsi andare completamente, nel buio della sala.

Stan Brakhage (1933-2003) è uno dei grandi maestri del cinema sperimentale. I film astratti che presentiamo, e che rappresentano un aspetto della sua multiforme opera, sono lavorati direttamente su pellicola, dipingendo, graffiando e rielaborando in mille modi ogni singolo fotogramma. Il risultato, di straordinaria bellezza, è una sorta di pittura informale in velocissimo movimento.

Jean Painlevé (1902-1989) è autore di documentari scientifici che sono anche opere di poesia. Il film che presentiamo mostra immagini al microscopio di cristalli liquidi, e può essere visto come un’opera astratta.

Barnacles è Matteo Uggeri. Attivo dalla metà degli anni 90, ha iniziato con la musica industrial, orientandosi poi verso forme più melodiche. Come Barnacles, è tornato a ritmi più ossessivi e a oscuri ronzii “drones & drums”. La sua musica è stata definita “panic-inducing in nature”. Nel 2005 ha fondato il gruppo Sparkle in Grey. Ha collaborato con Controlled Bleeding, De Fabriek, Deison, Telepherique, Bourbonese Qualk/Simon Crab, OvO, e M.B./Maurizio Bianchi.

Il programma della serata prevede la seguente scaletta:

Stan Brakhage: Delicacies of Molten Horror Synapse
Barnacles: Of the manner in which the savages ate a prisoner and carried me to the feast

Stan Brakhage: Lovesong
Barnacles: How the savages ate the second roasted Christian, called Hieronymus

Stan Brakhage: For Marilyn
Barnacles: My prayer to the Lord God when I was in the hands of the savages who threatened to eat me

Stan Brakhage: Glaze of Cathexis
M.B. + Barnacles: Unearthly Armagheddon Energy

Jean Pailevé: Transition de phase dans les cristaux liquides
Barnacles: I Hate a Barnacle

“I film di Stan Brakhage sembrano non fornire allo spettatore nessun appiglio di ritmo né di ordine. Non a caso li si è a volte associati alla musica aleatoria di John Cage. Io invece ho fatto una cosa diversa: ho usato brani molto ordinati, ritmici, basati su loop, e però estremamente stratificati, ossia con molti suoni uno sull’altro. In tal modo è sorprendente vedere come vengano a realizzarsi delle connessioni involontarie, inaspettate (ma forse non del tutto casuali), tra suono e immagine. Allo spettatore/ascoltatore è lasciata la faticosa libertà di creare una relazione evocativa (o anche semantica) tra ciò che vede e ciò che sente.
Detto ciò, musicare questi film è certamente un’operazione apocrifa, per non dire blasfema: se Brakhage non ha messo musiche sui propri film c’è una ragione. Non la voleva. Ad ogni modo, vedo la cosa più come una lotta tra Barnacles e Brakhage, come uno scontro tra immagini e musica, che come una collaborazione. Purtroppo il buon Stan non è qui per dire la sua. In un certo senso però trovo perfettamente adeguato il mio modo di suonare live – sto dietro a un computer a manipolare cursori, uno spettacolo davvero poco scenico – associato ai film di enorme impatto visivo di Brakhage.
Quanto al cortometraggio di Painlevé, il discorso è diverso, dato che il film aveva già in origine una sua colonna sonora, tant’è vero che mi è stato più difficile scegliere il brano perché tutti quelli che provavo sembravano andare bene e male allo stesso modo. Per musicarlo ho scelto il mio brano ‘preferito’, quello di maggior impatto emotivo, e l’ho messo alla fine del programma perché i cristalli di Painlevè hanno una grazia, una poesia che ben si prestano a una conclusione. Il risultato, nel suo complesso, sarà qualcosa di “non eccessivamente disturbante”; uno spettacolo breve, forse non facile da seguire ma emotivamente molto intenso, poiché i miei brani sono volutamente costruiti per generare emozioni piuttosto forti, laddove invece Brakhage è piuttosto votato – mi pare – a un certo gelo emotivo e Painlevé mantiene pur sempre, di fronte alla sua materia, la distanza dello scienziato. (Matteo Uggeri / Barnacles)