Free fire

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Free fire

un film di Ben Wheatley
con Sharlto Copley, Armie Hammer, Brie Larson, Cillian Murphy, Jack Reynor
sceneggiatura: Amy Jump, Ben Wheatley ● fotografia: Laurie Rose
montaggio: Amy Jump, Ben Wheatley ● musiche: Geoff Barrow, Ben Salisbury
produttori esecutivi: Martin Scorsese, Emma Tillinger Koskoff
produzione: Film4, Protagonist Pictures
distribuzione: Movies Inspired
Regno Unito, Francia, 2016 ● 90 minuti

British Independent Film Awards 2016, in concorso ● IFF Rotterdam 2017, in concorso
Toronto IFF 2016, Premio del Pubblico ● Torino IFF, Film di apertura

v.o. inglese con sottotitoli in italiano

Ben Wheatley si cimenta con la sua antica passione per il cinema d’azione in Free fire: uno “spara tutto” che vede il grande Martin Scorsese nel ruolo di produttore esecutivo.

Boston, anni ’70. Frank e Chris sono membri dell’IRA in cerca di mitragliatori M-16. Devono incontrare dei contrabbandieri, guidati dal sudafricano Vernon, per valutare lo stock in loro possesso, mentre Justine e Ord sono mediatori della transazione. A causa di una coincidenza e dei caratteri bollenti di alcuni elementi delle due gang nel giro di breve tempo parte uno sparo e il meeting degenera in una lotta all’ultimo sangue tra gang rivali.

«È una sorta di cinema puro. Volevo fare qualcosa che fosse dinamico e cinetico, che fosse basato sul montaggio, un aspetto del cinema che adoro. C’è già qualcosa del genere in Kill List e negli episodi di Doctor Who che ho diretto. Sono cresciuto con i film di Sam Peckinpah, ricordo quanto mi sentivo emozionato di fronte al montaggio de Il mucchio selvaggio, Voglio la testa di Garcia e Pat Garrett & Billy The Kid, incredibile. Ho letto molti verbali di sparatorie. Ce n’è stata una grande a Miami con l’FBI, in rete si trova un racconto dettagliato, colpo su colpo, di quanto è accaduto. È pazzesco, il desiderio di metterlo in un film è sempre rimasto in un angolo del mio cervello. Dai verbali e i rapporti balistici si capisce che non si muore immediatamente se non si viene feriti ad organi vitali. E che la maggior parte delle persone coinvolte nelle sparatorie non è ben addestrata. Cercavo di immaginare come doveva svolgersi la scena, ovviamente all’interno delle regole dell’intrattenimento, e non mi sembrava di aver visto nulla di simile in altri film.» (Ben Wheatley)

«Tra i nomi più eclettici ed interessanti del cinema britannico contemporaneo, Ben Wheatley è un regista inarrestabile (…) un film dall’anno, spaziando fra i generi ed evitando di ripetersi, sebbene un certo gusto per la rilettura dei generi, la violenza e lo humour nero riecheggino in praticamente tutti i suoi lungometraggi, dalla commedia macabra Killer in viaggio all’adattamento ballardiano High-Rise, passando per il suo segmento vampiresco nel progetto collettivo The ABCs of Death. Non fa eccezione Free Fire, selezionato come film di chiusura del trentaquattresimo Torino Film Festival dopo essere già stato presentato con successo a Toronto e Londra.
Il film, scritto da Wheatley insieme alla moglie Amy Jump (che è anche la co-montatrice), si sposta dalle solite ambientazioni inglesi in territorio statunitense, per l’esattezza a Boston (ma le riprese si sono svolte in un magazzino abbandonato a Brighton, città dove vive il regista). La presenza del nome di Martin Scorsese tra i produttori esecutivi può far pensare a The Departed – Il bene e il male, ma Free Fire in realtà è un prodotto molto diverso (…). Qui siamo in uno spazio ristretto, claustrofobico (…), dove la paranoia e lo humour nero dominano sovrani (…), e il sangue scorre liberamente. Per certi versi è puramente un esercizio di stile, ma realizzato con un brio ed una gioia tali che è impossibile non farsi travolgere dalle disavventure tragicomiche e molto violente di questi personaggi carismatici ed istrionici, votati alla sopravvivenza tra una battutaccia e l’altra, come in una versione estesa della parte finale de Le iene di Quentin Tarantino. In mezzo alla carneficina Wheatley si riconferma un raffinato direttore d’attori, alle prese con un gruppo eclettico ed eccellente (…)  Un film d’altri tempi (l’ambientazione d’epoca è particolarmente efficace, poiché l’assenza dei cellulari rende più difficile cercare aiuto), eppure perfetto per il pubblico di oggi, soprattutto quegli spettatori in cerca di un po’ di “sano” divertimento che non abbia paura di spingersi oltre e non puntare su effetti speciali e supereroi vari.» (Max Borg, Movieplayer.it)