LA POLTRONA DEL PADRE

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La poltrona del padre

un film di Antonio Tibaldi e Alex Lora
con Ivan Barnev, Georgi Kadurin, Borisleva Stratieva,
Anna Komandareva, Vassil Vassilev
sceneggiatura: Antonio Tibaldi, Alex Lora ● fotografia: Antonio Tibaldi
montaggio: Antonio Tibaldi, Alex Lora
produzione: GraffitiDoc s.r.l. (Italia), No permits produktions (USA)
distribuzione: Lab80
Italia, Stati Uniti, 2015 ● 76 minuti

v.o. inglese con sottotitoli in italiano

IDFA 2015 ● DocAviv Film Festival 2016 ● True/False Film Festival 2016
Thessaloniki Documentary Festival 2016 ● DocumentaMadrid 2016

lunedì 29 gennaio alle ore 21.40 serata speciale
con ospite il regista Antonio Tibaldi

il racconto vero e incredibile del caos claustrofobico di un appartamento di Brooklyn, in cui due fratelli gemelli vivono quasi sepolti da un’enorme quantità di cimeli e di ciarpame, risultato in anni e anni di accumulo, e dell’umano dolore di separarsi dagli attaccamenti

New York, Brooklyn: Abraham e Shagra sono due gemelli ebrei ortodossi, avanti con gli anni, che conducono un’esistenza appartata nella loro casa di famiglia. Dopo la morte dei genitori hanno accumulato oggetti e memorabilia di ogni genere, riempiendo i locali senza troppo badare all’ordine e alla pulizia. I gatti randagi sono accettati e si aggirano per le stanze con felina tranquillità. L’inquilino del piano di sopra ha però posto un ultimatum: non pagherà più l’affitto se i gemelli non ripuliranno completamente il loro maleodorante appartamento. Abraham a Shagra non hanno altra scelta, devono aprire le porte di casa a una ditta specializzata. Si dà così il via a una traumatica invasione della loro intimità. Saranno costretti a confrontarsi con i propri ricordi e il proprio presente, costretti dalle circostanze a cercare un nuovo inizio.

«C’era una signora che ha due società di cleaning a Brooklyn, che era amica di un’amica di un’amica, la quale mi ha detto: “Ha visto dei tuoi lavori e vorrebbe produrre un tuo film”. Allora sono andato a mangiare con lei e in realtà è venuto fuori che non voleva produrre un mio film, ma voleva un infomercial per le sue società. Quindi ho declinato l’offerta perché non era un lavoro per me. Lei sei mesi dopo mi ha mandato un sms, con tre fotografie, che diceva “We found the house”. Io allora l’ho chiamata e le ho detto che non volevo farlo, ma lei ha insistito e mi ha detto “vai a vedere la casa”. Così ho preso la metro fino a Brooklyn, e insieme a Hanan (altro protagonista del documentario, ndr) sono arrivato davanti alla casa, dove ho incontrato subito uno dei due gemelli, Shagra, e appena l’ho visto mi è venuta in mente quest’idea demenziale: lascia perdere l’infomercial, questo è un film. Un film basato poi su un principio di masochismo, perché sembrava quasi impossibile realizzarlo: la casa era talmente piena di roba che non si riusciva a muoversi.» (Antonio Tibaldi)

«Ogni pezzo di vita raccontato da Tibaldi e Lora, con forte realismo, finisce per essere non solo lo spaccato di un’esistenza specifica di due persone, ma eleva l’esperienza di Abraham e Shagra sul piano universale di ogni vicenda umana, rappresentazione paradigmatica di un conflitto interiore proprio dell’uomo moderno, perennemente diviso tra il bisogno profondo di riempire coi ricordi il vuoto che avverte dentro di sé, e la necessità di alleggerire la propria vita dai dolori e dalle paure.» (Giuseppe Salzano, indie-eye.it)