LA TESTIMONIANZA

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La testimonianza ● Ha edut
The Testament

un film di Amichai Greenberg
con Ori Pfeffer, Rivka Gur, Hagit Dasberg Shamul,
Ori Yaniv, Orna Rothberg, Daniel Adari
sceneggiatura: Amichai Greenberg ● fotografia: Moshe Mishali ● montaggio: Gilad Inbar
produzione: Gum Films, Freibeuterfilm
distribuzione: Lab80
Israele, Austria, 2017 ● 91 minuti

v.o. Ebraico, Tedesco, Inglese, Yiddish con sottotitoli in italiano

Venezia 2017, Orizzonti, in concorso ● Haifa 2017, Best Israeli Film Competition
Tertio Millennio Film Fest 2017, Menzione speciale

il concetto di memoria viene esaminato attraverso un doppio congegno narrativo che intreccia memoria pubblica e memoria privata nel lavoro di indagine di uno storico.

un esordio accolto con grande interesse da pubblico e critica a Venezia, dove è stato selezionato in concorso nella sezione Orizzonti

Yoel, un ricercatore che studia la Shoah, è nel mezzo di una battaglia legale, ampiamente ripresa dai media, contro interessi potenti in Austria. La questione riguarda un brutale massacro di ebrei che ebbe luogo verso la fine della Seconda guerra mondiale nel villaggio di Lendsdorf. Un’influente famiglia di industriali, sulle cui terre avvenne la strage, sta progettando di costruire un complesso immobiliare proprio in quel luogo. Yoel sospetta che il loro scopo sia quello di insabbiare il caso per sempre, ma ha difficoltà a trovare le prove definitive per fermare il progetto. Mentre svolge le sue ricerche, esamina testimonianze secretate di sopravvissuti allla Shoah, ritrovando con sua somma sorpresa una testimonianza resa dalla madre, di cui non sospettava l’esistenza. In essa, la donna confessa un fondamentale segreto del proprio passato. Yoel, che sta ora svolgendo una doppia ricerca, personale e scientifica, è intrappolato tra muri di silenzio. Da storico incrollabilmente dedito alla verità, decide di continuare le ricerche anche a costo di rovinare la propria vita personale e professionale.

«Sono stato cresciuto con la consapevolezza che essere un ebreo osservante, nonché il figlio e nipote di sopravvissuti alla Shoah, rappresentasse le radici della mia esistenza, la vera essenza della mia identità: qualcosa di più grande di me e della vita stessa. Da bambino ero incantato dalle storie dei miei nonni sull’Olocausto. Sono cresciuto tra storie eroiche, incredibili, in cui la vita e la morte erano separate da una linea sottile. Per me erano le migliori storie d’avventura che ci fossero. Ma la mia vita di tutti i giorni contrastava con questo dramma. Figlio di sopravvissuti alla Shoah, sono cresciuto in una famiglia priva di emozioni, dove sentivo che mancava sempre qualcosa. Qualcosa di sfuggente, che rimaneva innominato. Questo enorme abisso mi ha lasciato senza parole. Il copione del film rappresenta il mio sforzo per penetrare attraverso i muri trasparenti del silenzio.» (Amichai Greenberg)

«Greenberg sa ben creare un’atmosfera di forte aderenza emotiva a Yoel sfruttando un montaggio di fonti e di diverse tracce mediali con notevole rigore registico. Dalle fotografie di guerra alle conversazioni su skipe con le autorità austriache, dalle mappe della zona mutate nei decenni sino all’archivio di interviste dei reduci, il giovane regista tenta un montaggio intermediale che restituisca testimonianza di quell’orribile omicidio di massa. Un punto di vista eticamente inattaccabile. Questa è una materia personalissima e molto sentita dal regista che, non a caso, racconta proprio l’impossiblità di Yoel di scavare nella memoria collettiva – letteralmente il terreno di Lendsdorf viene in più punti rimosso alla ricerca di tracce del passato – se non ci si riesce a conciliare prima con i traumi privati. Insomma The Testament forse non ha la maturità necessaria per indagare a fondo l’immensa complessità del tema che sceglie di raccontare, ma la sincera e rigorosa indagine del suo protagonista resta impressa nella nostra “memoria”. Un buon esordio.» (Pietro Masciullo, sentieriselvaggi.it)