
Menocchio
un film di Alberto Fasulo
con Marcello Martini, Nilla Patrizio, Emanuele Bertossi, Mirko Artuso, Roberta Potrich
soggetto: Alberto Fasulo ● sceneggiatura: Alberto Fasulo, Enrico Vecchi
fotografia: Alberto Fasulo ● montaggio: Johannes Hiroshi Nakajima ● musiche: Paolo Forte
scenografia: Anton Špačapan ● costumi: Viorica Petrovici
produzione: Nefertiti Film con RAI Cinema
distribuzione: Nefertiti Film con Altri Sguardi
Italia, Romania, 2018 ● 104 minuti
v.o. italiano, friulano, latino
2018, Locarno FF: Menzione Speciale della Giuria dei Giovani
Annecy Cinema Italien: Gran Premio della Giuria
Sindacato Nazionale della Critica Cinematografica: Film della Critica
martedì 20 novembre alle ore 21.40 proiezione con collegamento skype del regista Alberto Fasulo

l’ombra cupa dell’Inquisizione in Italia contrasta con la luce brillante della resistenza degli umili in ogni tempo
il film di Fasulo riporta a galla un passato di censure, violenze e persecuzioni che la ricerca storica indaga da anni, ma che faticano a trovare visibilità e riconoscimento pubblico.
e lo fa con una potenza che le rende attuali e vicine
Italia. Fine 1500. La Chiesa Cattolica Romana, sentendosi minacciata nella sua egemonia dalla Riforma Protestante, sferra la prima sistematica guerra ideologica di uno Stato per il controllo totale delle coscienze. Il nuovo confessionale, disegnato proprio in questi anni, si trasforma da luogo di consolazione delle anime a tribunale della mente. Ascoltare, spiare e denunciare il prossimo diventano pratiche obbligatorie, pena: la scomunica, il carcere o il rogo. Menocchio, vecchio, cocciuto mugnaio autodidatta di un piccolo villaggio sperduto fra i monti del Friuli, decide di ribellarsi. Ricercato per eresia, non dà ascolto alle suppliche di amici e famigliari e invece di fuggire o patteggiare, affronta il processo. Non è solo stanco di soprusi, abusi, tasse, ingiustizie. In quanto uomo, Menocchio è genuinamente convinto di essere uguale ai vescovi, agli inquisitori e persino al Papa, tanto che nel suo intimo spera, sente e crede di poterli riconvertire a un ideale di povertà e amore.
«Ho cominciato ad entrare nel film passando ore nei musei a studiare nei dettagli i pittori del ‘500 contemporanei a Menocchio. (…) le persone raffigurate davanti a me non erano mai conosciute, famose, ma semplici persone che con la loro fisiognomia, la loro postura, i loro vestiti e l’ambiente i cui erano colti mi si presentavano diventando personaggi. E così questo aspetto mi ha portato a riflettere se lavorare con attori affermati, che vengono immediatamente riconosciuti o con attori non riconoscibili. Ho scelto di fare il film con persone semplici (…). È stato un viaggio, lungo, nelle vallate del Friuli e del Trentino, dalla Val Pesarina alla Val Cimoliana, dove come un entomologo cercavo di comporre l’umanità che avrebbe avvolto il mio Menocchio.
Volevo comprimere i 500 anni di differenza e far percepire allo spettatore odierno la prossimità dei personaggi e quindi della storia. È banale dire che oggi la storia di questo mugnaio ci riguarda, forse è ancora più importante far percepire il processo psichico di Menocchio che lo ha portato proprio contro se stesso.» (Alberto Fasulo)
«Tra le seduzioni deformi di Goya – così appaiono i cardinali ricoperti di porpora e oro – e il ritrattismo barocco di Rembrandt, la cui luce echeggia dalla camera di Fasulo, Menocchio procede con un rigore terraceo, ricacciando anche e soprattutto gli esponenti del papato in una temporalità totale, desacralizzandone il ruolo e svilendolo pubblicamente. Nel pozzo nero della notte emerge solo l’uomo che non accetta di tradire mai il proprio pensiero (…).
Grande racconto popolare sulla capacità dell’uomo di non cedere di fronte a forze maggiori di lui (in questo senso non appare peregrino un punto di contatto con l’Amir Naderi di Monte), Menocchio è l’elogio di un resistente prima ancora che di un ribelle, di un fiero eretico – termine che nell’etimologia, ripresa dal verbo greco αἱρέω, non possiede in sé alcuna stilla di denigrazione – che seppe trasformare la propria abiura in una rivendicazione, nell’atto di accusa contro un potere oscurantista, barbaro, del tutto incapace di accettare il libero arbitrio e le sue dirette conseguenze.» (Raffaele Meale, Quinlan.it)
Menocchio è stato segnalato come Film della Critica con la seguente motivazione:
«Luce, tenebre, voci, volti. Verità. È con questa materia primordiale che Alberto Fasulo plasma una storia, umanissima e vibrante, che mutua con appassionato rigore le vicende del mugnaio del ‘500 condannato per eresia, per indagare a fondo nella complessa relazione tra individuo, comunità e potere. In tempi che si annunciano bui come quelli del presente, un film insolitamente politico e sorprendentemente attuale che si offre come fiero esempio di ribellione e di stoica virtù.»