Porto il velo, adoro i Queen

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Porto il velo, adoro i Queen

un film di Luisa Porrino
con Sumaya Abdel Quater, Batul Hanife, Takoua Ben Mohamed
SCENEGGIATURA: Luisa Porrino   FOTOGRAFIA: Marina Kissopoulos
MONTAGGIO: Angela Gagliardi
distribuzione: movieday
Italia, 2016 • 81 minuti

v.o.Italiano, inglese, arabo con sottotitoli in italiano

non è possibile prenotare, ma se vuoi essere sicura/o di trovare posto ti consigliamo
di preacquistare il biglietto online sul sito di MOVIEDAY
saranno presenti la regista, Luisa Porrino e Sumaya Abdel Qater, una delle protagoniste del film

in collaborazione con Movieday arriva al Cinema Beltrade il film Porto il velo, adoro i Queen di Luisa Porrino, ritratto di tre donne italiane musulmane, parte della cosi detta Seconda Generazione di figli di immigrati, e delle loro battaglie quotidiane.

La quotidianità e le parole di tre giovani donne musulmane fanno luce sui pregiudizi e gli stereotipi che ostacolano la comprensione di un mondo sfaccettato: l’Islam. Batul è la prima donna italiana musulmana psichiatra. La sua famiglia è di origine siriana. I genitori sono arrivati in Italia per motivi di studio e nel tempo hanno deciso di formarci una famiglia. Batul è nata a Trento, dove vivono ancora i genitori e i fratelli. Sumaya è nativa di Perugia, vive a Milano da quasi 18 anni e la considera, ormai, la sua città. La sua famiglia è originaria della Palestina. Si è laureata in Biologia e mediazione linguistica e culturale all’Università Statale di Milano, e in Sociologia magistrale all’università di Milano Bicocca. Sumaya è una scrittrice impegnata nella comprensione dei processi culturali, e una blogger, collabora con alcuni giornali ed è tra i membri fondatori dell’associazione Giovani Musulmani Italiani. Takoua ha ventidue anni, da quando ne ha otto vive a Roma ma ora studia all’Accademia di Animazione di Firenze. Il suo sogno è disegnare cartoni animati. È autrice di graphic novel ispirate alla Primavera araba e al tema dell’integrazione. Suo padre è fuggito dalla Tunisia a causa di una persecuzione politica. Assieme affrontano i temi che da anni infiammano il dibattito sulle relazioni tra il mondo musulmano e quello occidentale, a partire dall’incerto esito delle Primavere Arabe, fino al crescente sentimento islamofobo.
«Il libro omonimo di Sumaya, a cui il documentario di ispira, l’ho scoperto ormai 6 anni fa: ero curiosa, semplicemente, di scoprire la vita delle mie concittadine “velate”, cercavo storie di ragazze di seconda generazione, nate in Italia dalla prima ondata di immigrazione degli anni ’70-’80.
Ho iniziato le mie ricerche e ho trovato il libro di Sumaya, l’ho letto e mi è piaciuto moltissimo. Bisogna anche fare riferimento a quella che è stata negli ultimi anni la comunicazione riguardante i musulmani, a causa dei fatti internazionali è tutto più difficile, è diventata realtà sconosciuta e che fa paura.
Ho capito che c’è tutto un mondo che non conosciamo che poi è il nostro.» (Luisa Porrino)
«Sulinda è italiana. Ma sta attendendo da 30 anni la cittadinanza per colpa di un cavillo burocratico così per poter rimanere in Italia ogni anno deve rinnovare il permesso per motivi di studio. Sulinda si sente anche araba e musulmana a tutti gli effetti. Bellissima l’immagine che l’autrice usa per descrivere questa condizione: quella del padre e della madre. Li ami entrambi, prendi i caratteri dell’uno e dell’altro, non devi necessariamente scegliere chi dei due seguire. Entrambi ti amano e ti accettano per come sei, e tu li ami e li accetti per quello che sono, senza temere di perderli. In questa situazione confusa è facile sentirsi disorientati, ingannare se stessi e gli altri volendo apparire ciò che non si è?.» (Silvia Passini, lifegate.it)