SÁMI BLOOD

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SÁMI BLOOD ●  Sameblod

un film di Amanda Kernell
con Lene Cecilia Sparrok, Maj-Doris Rimpi e Mia Erika Sparrok
sceneggiatura: Amanda Kernell
fotografia: Sophia Olsson, Petrus Sjövik
montaggio: Anders Skov ● musiche: Kristian Eidnes Andersen
produzione: Nordisk Film Production AB
distribuzione: CineMAF e Cineclub Distribuzione Internazionale
Svezia, Danimarca, Norvegia, 2016 ● 110 minuti

v.o. svedese, lingue sámi con sottotitoli in italiano

73. mostra internazionale del Cinema di Venezia 2016: Premio Fedeora per la miglior regista esordiente, Premio Label Europa Cinema
Premio LUX 2017 ● Göteborg Film Festival 2017: Dragon Award Best Nordic Film

lunedì 18 dicembre ore 21.00 proiezione speciale per i Lux Day a ingresso gratuito
prenota il tuo posto scrivendo a prenota@cinemabeltrade.net
prima della proiezione, a partire dalle 19.30, aperitivo al barBRILLO
la prenotazione è consigliata sia per il film che per l’aperitivo

Sami Blood racconta un episodio di razzismo nella Svezia anni 30 che ha fornito ispirazione a Hitler… ma racconta soprattutto la toccante storia universale di una ragazza che lascia la sua comunità d’origine per fuggire alla emarginazione
e alla discriminazione.

opera prima
della regista “mezzosangue” Amanda Kernell, premiata a Venezia
e in numerosi altri festival, il film recupera la memoria storica
dei lapponi
per osservare anche
la società svedese contemporanea.

Giorni nostri. Nord della Svezia, terra dei sámi, meglio conosciuti come làpponi. Christina, 78 anni, accompagnata dal figlio Olle e dalla nipote Sanna, torna nella sua terra di origine per il funerale della sorella. Da parte sua nessuna commozione, ma solo il desiderio di andarsene il prima possibile perché lei, Ella-Marja, ha disconosciuto le sue origini molti anni prima, a partire dal nome di battesimo. Anni ’30. Ella-Marja è una giovanissima ragazza cresciuta tra gli allevatori di renne, come tutti i sámi emarginati dal resto della popolazione, costretta a subire la discriminazione degli anni ’30 e la certificazione della razza. Mandata con la sorella Njenna in una scuola riservata ai sámi -dove si insegna ed è concesso solo l’utilizzo della lingua svedese e dove gli studenti vengono sottoposti a una sorta di programma di civilizzazione-, Ella-Marja comincia a fantasticare una vita diversa, dignitosa e in una grande città. Dopo essere stata umiliata dall’insegnate e aggredita da un gruppo di ragazzi, Ella-Marja decide di scappare dall’istituto per trasferirsi a Uppsala. È solo l’inizio di un lungo cammino pieno di ostacoli, ma il suo desiderio di diventare una “svedese” sarà più forte di qualsiasi umiliazione.

«Sono una sámi e nella mia famiglia ci sono molte persone, anche anziane, che disprezzano questa razza, sebbene anche loro vi appartengano. Sono cresciute madre lingua sámi, allevando renne, ma ora hanno cambiato i loro nomi, sono diventate persone diverse e non vogliono più avere niente a che fare con i sámi. Mi sono sempre chiesta che cosa sia accaduto e perché queste persone si siano trasformate in questo modo e come sia possibile tagliare tutte le radici con le proprie origini, con la propria famiglia e con la cultura da cui si proviene. Tuttavia so bene che le generazioni più vecchie sono cresciute in un’epoca in cui (…) si compivano studi sulla diversità biologica delle razze, per questo motivo in molti hanno cambiato la loro identità e se ne sono andati. Sámi Blood, dal punto di vista della protagonista Elle Marja, è una dichiarazione d’amore sia per coloro che sono fuggiti sia per coloro che sono rimasti. Volevo fare un film attraverso cui poter vedere la società sámi dall’interno, un film attraverso cui sperimentare il capitolo più oscuro della storia coloniale svedese, (…) ben nota alla comunità sámi ma per niente conosciuta dalla comunità svedese e più in generale dal resto del mondo. (…) Nei collegi la lingua sámi non era permessa, i bambini erano portati via dai loro genitori ed erano costretti a parlare svedese. Non sono solo cresciuta vivendo sulla mia pelle queste dinamiche, ho in seguito compiuto delle profonde ricerche sull’argomento, leggendo anche vecchi documenti (…) intervistando gli anziani della mia e di altre famiglie sámi sulla frequenza scolastica, sulle scelte che hanno dovuto compiere (…). Questo film non è una campagna di sensibilizzazione, ma un racconto che riguarda il processo di crescita personale nel difficile percorso di accettazione individuale e sociale. Sentivo la responsabilità di dover essere il più possibile precisa perché questo film è qualcosa di inedito: è il primo film in lingua sámi su questo tema. Ogni dettaglio è pensato e verificato: i costumi, le tradizioni legate agli allevatori di renne, la lingua e anche gli strumenti utilizzati per gli studi razziali» (Amanda Kernell)

«Sami Blood è un interessante prodotto nel panorama del cinema nordico. È un film emozionante e intenso, a tratti duro e commovente. Presentato a Venezia 73 nell’ambito delle Giornate degli Autori, racconta la storia di Elle-Marja/Christina e della sua caparbia ostinazione, la sua lotta tenace per potersi integrare nello Stato in cui vive, la Svezia, dovendo affrontare scelte difficili, come la rinuncia alla famiglia e alla terra di origine. Negli anni ’30, periodo in cui è ambientato il film, le comunità sami vengono emarginate dal resto della popolazione, e sono inserite in una sorta di programma di “civilizzazione”. I giovani sami vengono allontanati dalle loro famiglie per studiare in istituti in cui imparano la lingua svedese e seguono un programma di studio specifico per loro. Non possono frequentare le stesse scuole in cui vanno gli altri ragazzi del paese, perché non sono considerati in grado di affrontare gli stessi programmi di studio. Il film è l’opera prima della regista svedese Amanda Kernell. A Venezia 73 la pellicola ha vinto il Premio Label Europa Cinema e il Fedeora (Federazione dei Critici Europei e dei Paesi Mediterranei) per il miglior regista esordiente. Ottima l’interprete principale Lene Cecilia Sparrok, che recita nel film assieme alla sorella, entrambe esperte nell’allevamento delle renne. Intensa anche l’interpretazione di Maj Doris Rimpi, che nel film dà il volto a una Elle-Marja/Christina in età matura. Nel complesso un team femminile vincente, considerando che regista e interpreti principali sono tutte donne. Un film che merita!» (Sugarpulp.it)