L’UOMO MECCANICO – EARTHSET

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L’UOMO MECCANICO

un film di André Deed
con: André Deed, Valentina Frascaroli, Gabriel Moresu
Mathilde Lambert, Ferdinando Vivas-May
sceneggiatura: André Deed ● fotografia: Alberto Chentreni
produzione: Milano Films
distribuzione: Cineteca di Bologna
Italia, 1921 ● 40 minuti

Sonorizzazione live degli
Earthset

Ezio Romano (voce, chitarra)
Luigi Varanese (basso, seconda voce)
Costantino Mazzoccoli (chitarra, seconda voce)
Emanuele Orsini: (batteria, percussioni)

nuovo appuntamento cine-musicale in sala al Cinema Beltrade!
Da Bologna arriva il quartetto alternative degli Earthset con la sonorizzazione dal vivo de L’uomo meccanico del 1921, prima pellicola italiana e una delle prime al mondo ad affrontare il tema dell’automa.

Secondo episodio di un ‘Cine-Romanzo’, sullo stile del serial francese e americano. Il film faceva parte di un progetto più ampio, la cui realizzazione fu interrotta bruscamente dal fallimento della Milano Films. La trilogia prevedeva: Il documento umano, oggi disperso; L’uomo artificiale (poi L’uomo meccanico) e Gli strani amori di Mado, rimasto incompiuto. Resta solo L’uomo meccanico. Anzi una copia frammentaria del film, il cui stato lacunoso e narrativamente incoerente non è dovuto solo agli insulti del tempo: già la censura lo aveva scorciato. La pellicola, andata perduta, è stata restaurata dalla Cineteca di Bologna negli anni novanta a partire dall’ultima bobina rimasta, rinvenuta nella Cinemateca Brasileira di San Paolo.
Sulla base di una prima redazione della sceneggiatura, Jean Gili ha favorito una ricostruzione della trama del film: anche ricomposta, la storia resta improbabile. Comunque, le incongruenze non guastano l’originalità, né le straordinarie trovate. Questo uomo meccanico, con le sue sembianze ‘a stufa’, non ha precedenti. Diventerà presto un motivo tematico-figurativo negli episodi maggiori dell’‘estetica meccanica’ d’avanguardia e, trent’anni dopo, un’icona della fantascienza americana. È il primo film di fantascienza/horror prodotto in Italia ad oggi disponibile (il più antico “Il Mostro di Frankenstein” del 1914 risulta perduto), seppur in versione mutilata.

«È stata una totale sperimentazione della parte, perché ci siamo approcciati ad una cosa totalmente nuova. La cosa più complicata è stata far quadrare le varie parti del film, essendo un film ritrovato e dunque incompleto, aveva molti buchi di trama e momenti che spezzavano completamente il ritmo. Si è cercato di trovare una forma di struttura narrativa alla musica che sopperisse in qualche modo alla struttura narrativa del film, per quanto il film ha una sua trama in parte intellegibile.» (Earthset)

LA SONORIZZAZIONE
La sonorizzazione musicale del progetto è affidata alla scrittura tra il noise rumoristico ed il post rock degli Earthset.
Se gli strumenti utilizzati inscrivono il progetto in un filone comunque riconducibile al rock, gli inserti armonici dodecafonici, esatonali e dissonanti, la massiccia presenza di effetti rumoristici contaminano il campo con certe forme di ricerca sonora tipiche della musica classica contemporanea.
Non si tratta di un caso, ma della scelta ponderata della band, che per questo progetto ha voluto approfondire lo studio delle avanguardie storiche dei primi del ‘900 (in particolare la scuola di Vienna, Stravinskij e Debussy) e della più recente produzione classica contemporanea internazionale e nazionale (tra i vari riferimenti, Missy Mazzoli e Luca Francesconi). Una delle frasi musicali che ricorre lungo tutta la sonorizzazione è proprio una successione di dodici suoni-fonemi (dodecafonia) che in una tabella di corrispondenze tra note e lettere, secondo una tecnica elaborata da Alban Berg, corrisponde al binomio uomo-macchina.