Cafarnao – Caos e miracoli_V.O. sott. ita

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Cafarnao – Caos e miracoli ● Capharnaüm

un film di Nadine Labaki
con  Zain Al Rafeea, Yordanos Shiferaw, Boluwatife Treasure Bankole, Kawthar Al Haddad
Fadi Kamel Yousef, Cedra Izam, Alaa Chouchnieh, Nadine Labaki
sceneggiatura: Nadine Labaki, Jihad Hojeily, Michelle Keserwany ● fotografia: Christopher Aoun
montaggio: Konstantin Bock, Laure Gardette ● musiche: Khaled Mouzanar
produzione: Boo Pictures
distribuzione: Lucky Red
Libano, Francia, Stati Uniti, 2018 ● 123 minuti

v.o. arabo, aramaico con sottotitoli in italiano

Cannes 2018: Premio della giuria

Premio della giuria a Cannes e candidature a miglior film straniero agli Oscar, ai Golden Globes, ai Bafta e ai Cesar. Nadine Labaki trasforma la battaglia di un bambino maltrattato in una denuncia universale.

Zain ha dodici anni, ha una famiglia numerosa e dal suo sguardo trapela il dramma vissuto da un intero Paese. Siamo a Beirut, nei quartieri più disagiati della città. Zaid non ha però perso la speranza ed è pronto a ribellarsi al sistema, portando in tribunale i suoi stessi genitori

«Alla base di Cafarnao c’erano una serie di problematiche: l’immigrazione clandestina, i bambini maltrattati, i lavoratori stranieri, il concetto di frontiera, l’assurdità di tante situazioni, l’esigenza di avere un pezzo di carta che dimostri la nostra esistenza, senza il quale non contiamo nulla, il razzismo, la paura dell’altro, la freddezza della convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia. (…) Mi sono messa a tratteggiare il volto di un bambino che grida in faccia agli adulti, come se volesse rimproverarli di averlo messo al mondo, un mondo che lo priva di ogni diritto. E successivamente ha iniziato a nascere l’idea di Cafarnao, prendendo l’infanzia come punto di partenza poiché è indubbio che è il periodo che determina il resto della nostra vita» (Nadine Labaki)

«Un film fragile e intenso, che si interroga sul sistema costituito, sulla sua incoerenza e crudeltà e denuncia ogni forma di degrado “umano”. (…) Un paese dove non esiste cura per chi ha bisogno, ma esiste spazio per l’immigrazione clandestina, per i lavoratori stranieri senza alcuna tutela, dove il sole tramonta sui tetti di case che stanno crollando, con mura scrostate come l’animo di chi le popola, dalle cui crepe filtra la luce, quella luce che tiene viva la fiammella e porta un fratello a ribellarsi di fronte alla “compravendita” di una sorella, senza nessuna intenzione di piegarsi a genitori che non sono degni di questo nome e sanno solo urlare e alzare le mani, nell’egoismo di una vita vissuta giorno per giorno senza spazio per alcun futuro. Un lungometraggio dal sapore neorealista, quasi Pasoliniano, che esacerba il dramma portandolo al suo picco, nella sua espressione massima, per catturare l’attenzione su una denuncia etica e morale, attraverso una regia attenta, che si serve della camera a mano per rendere lo svolgimento vivo e frenetico come l’avanzare della vita e sa gestire in maniera impeccabile il ritmo della sceneggiatura. Con questo film Nadine Labaki compie un atto d’amore e lancia un grido d’aiuto importante per quel mondo silente e dimenticato nel caos di un paese in rovina» (Chiaretta Migliani Cavina, ecodelcinema.com)