Cetto c’è, senzadubbiamente

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Cetto c’è, senzadubbiamente

un film di Giulio Manfredonia
con Antonio Albanese, Caterina Shulha, Lorenza Indovina,
Maria Rosaria Russo, Manfredi Saavedra, Cesare Capitani, Davide Giordano
sceneggiatura: Antonio Albanese, Piero Guerrera, Giulio Manfredonia
fotografia: Roberto Forza ● montaggio: Alessio Doglione
musiche: Emanuele Bossi
produzione: Wildside, Fandango, Vision Distribution
distribuzione: Vision Distribution
Italia, 2019 ● 91 minuti

v.o. in italiano

Una delle maschere più corrosive e grottesche della recente commedia italiana torna in un terzo capitolo: anche questa volta questo specchio della nostra società ci fa ridere molto… e in fondo rabbrividire un po’!

A dieci anni dalla sua elezione a sindaco di Marina di Sopra di Cetto la Qualunque (Antonio Albanese) si erano perse le tracce. Scopriamo che vive in Germania e, messa da parte ogni ambizione politica, Cetto la Qualunque oggi per i tedeschi è soltanto un irresistibile e pittoresco imprenditore di successo, che considera la Germania una terra di conquiste e la mafia un marchio di qualità. La sua catena di ristoranti e pizzerie infatti spopola; ha una bella compagna tedesca e due suoceri neonazisti che lo guardano con la simpatia riservata ai migranti. Il richiamo della sua terra tuttavia resta forte e la notizia dell’aggravarsi delle condizioni dell’amata zia che lo ha cresciuto, lo induce a tornare sul luogo del delitto e del diletto. In Italia la zia gli rivelerà qualcosa sul suo passato, e sui suoi natali, che cambieranno per sempre il corso della sua vita e, purtroppamente, anche quelli di tutti noi. Cetto torna al comando e questa volta le conseguenze possono essere imponderabili.

«Non era facile dunque trovare la strada per questo clamoroso ritorno, ma (…) quando ho letto il copione di “Cetto c’è” ho avuto subito l’impressione che contenesse qualcosa di davvero nuovo e sorprendente sull’Italia di oggi, e mi è tornata in un attimo la voglia di riprendere a raccontare le vicende del nostro Cetto. Dico sempre che realizzare i film di Antonio è una specie di vacanza, dalle regole, dal realismo, da tutto quello che caratterizza la narrazione più classica che siamo soliti mettere in scena, un viaggio nella fantasia e nell’astrazione che solo i grandi comici sanno creare.» (Giulio Manfredonia)

«Cetto La Qualunque è un prodotto della nostra nefasta epoca e contemporaneamente una maschera che viaggia nel tempo e nello spazio (…). si porta dietro e assorbe canaglie del passato remoto e anche del passato recente, si nutre dei ricordi d’infanzia di Antonio Albanese e percorre l’Europa e l’Italia, soprattutto il Meridione. Con la sua filosofia fatta di individualismo e corruzione (…), Cetto ha osservato l’evoluzione e l’involuzione della repubblica. (…) Più grande di 9 anni, Cetto non è più un losco figuro, non fa più parte di un’umanità pittoresca e nello stesso tempo agghiacciante. Certo, ha i capelli del colore di Donald Trump e non dichiara al fisco tutto ciò che guadagna, ma più che cattivo è straordinariamente buffo (…) quasi quasi è diventato un moderato, una pedina nelle mani di un gruppo di potenti che brigano e tramano (…). Prigioniero di un mondo colorato e fantasioso, Mr. La Qualunque trova comunque il modo di dare la sua zampata, di condividere con i suoi futuri sudditi un programma politico all’insegna della scorrettezza e della ricchezza nelle mani di pochi. (…) È un mondo perduto nel senso spielberghiano del termine e molto minaccioso l’aristocrazia nerissima che Albanese e Manfredonia raffigurano, cercando di allontanarlo dalla cronaca, quasi fosse materia di un’operetta. A guardarlo bene, è invece assai più vicino di quanto si pensi, ma è solo deformandolo e ridendone che regista e protagonista possono essere più surreali della realtà, e quindi incisivi.» (Carola Proto, comingsoon.it)