Il colore nascosto_delle cose

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Il colore nascosto delle cose

un film di Silvio Soldini
con Valeria Golino, Adriano Giannini, Arianna Scommegna, Laura Adriani
Sceneggiatura: Doriana Leondeff, Davide Lantieri, Silvio Soldini
Fotografia: Matteo Cocco ● Musiche: Gian Luigi Carlone
Montaggio: Giorgio Garini, Carlotta Cristiani
Produzione: Lumiere & Co.
Distribuzione: Videa
Italia, 2017 ● 115 minuti

v.o. italiano

74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di venezia: presentato Fuori Concorso

dopo qualche anno Silvio Soldini torna ad affrontare il tema dei non vedenti in Il colore nascosto delle cose: nei panni di Emma, non vedente, una splendida Valeria Golino

Teo è un uomo in fuga. Dal suo passato, dalla famiglia di origine, dai letti delle donne con cui passa la notte e da cui scivola fuori alle prime luci del giorno, dalle
responsabilità. Il lavoro è l’unica cosa che veramente ama, fa il “creativo” per un’agenzia pubblicitaria e non stacca mai, tablet e cellulari lo tengono in perenne e compulsiva connessione con il mondo. Emma ha perso la vista a sedici anni, ma non ha lasciato che la sua vita precipitasse nel buio. O meglio, l’ha riacchiappata al volo, ha fatto a pugni con il suo handicap e l’ha accettato con la consapevolezza che ogni giorno è una battaglia. Fa l’osteopata e gira per la città col suo bastone bianco, autonoma e decisa. Si è da poco separata dal marito e Teo, brillante e scanzonato, sembra la persona giusta con cui concedersi una distrazione. Per Teo invece, tutto nasce per gioco e per scommessa, Emma è diversa da tutte le donne incontrate finora ed è attratto e impaurito dal suo mondo. Una ventata di leggerezza li sorprende, ma quel galleggiare in allegria bruscamente finisce. Ognuno torna alla propria vita, ma niente sarà più come prima.

«L’aiuto dei non vedenti che conosco è stato fondamentale alla preparazione di questo film. Durante la fase di scrittura abbiamo fatto una serie d’interviste e d’incontri più allargati da cui sono nati spunti e scene (a volte esilaranti) che difficilmente saremmo riusciti a immaginare. Ma la consulenza è stata decisiva anche successivamente, per precisare dettagli importanti nelle singole scene, per alcuni dialoghi, per avere esperienza diretta su come si compiono determinati gesti quando non ci si vede… Sia io che Valeria Golino volevamo che Emma fosse una donna cieca come tante, vera, senza niente di artefatto: bisognava essere precisi in ogni cosa. Abbiamo deciso di allontanarla dall’immagine che tutti conoscono di Valeria; non molte attrici si buttano e cambiano, ma lei per fortuna è una di quelle. (…) Ogni film, per come la vedo io, deve avere un suo linguaggio, un suo tono, come fosse una musica. Non mi piace ripetere un linguaggio già utilizzato. In questo caso ho cercato un modo di raccontare che portasse ad avvicinarsi a Teo ed Emma in modo quasi intimo, con l’idea di farli diventare due persone reali e vicine a noi. Volevo dare agli spettatori la sensazione di essere con loro, partecipare alle loro vicende come se fossero quelle di due amici. In questo è stato fondamentale il lavoro con Adriano Giannini. È lui che ci porta nel mondo di Emma, con curiosità e stupore. È stato bello trovare insieme a lui la leggerezza di Teo, quella che da subito piace a Emma.» (Silvio Soldini)

«Silvio Soldini dirige un film importante, che vuole essere un manifesto di realtà: nessun non vedente si compatisce. Quello che il regista milanese mette in scena, e di cui la Golino si fa ritratto, è uno spaccato di vitalità, gioia e forza. La forte e tenera storia d’amore tra Emma e Teo è un’espressione narrativa per combattere sentimenti di compassione e pietà verso i ciechi e che si allontana da una rappresentazione sbagliata dei non vedenti. Spesso vediamo rappresentato il personaggio cieco come un burbero arrabbiato col mondo o una persona da compatire o per cui provare pietà. Il personaggio di Emma, invece, vuole semplicemente essere reale, vero. Un personaggio di tutti i giorni, come riesce bene a Soldini. Di certo lo stereotipo del maschio egocentrico ed egoista che impara a essere una persona migliore, innamorandosi di una donna che appartiene a un mondo opposto al suo non è nuovo. Quello che però Soldini vuole fare, riuscendoci, è mostrarci, non tanto una storia di maturazione e sensibilizzazione, ma la storia di una donna forte, matura e autonoma. Una donna reale, che ha scelto di vivere la vita con una consapevolezza maggiore, avendo un senso in meno.» (Ilaria Polimeni, cinematographe.it)