Il verdetto

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Il verdetto ● The Children Act

un film di Richard Eyre
con Emma Thompson, Fionn Whitehead, Stanley Tucci, Ben Chaplin
sceneggiatura: Ian McEwan
fotografia: Andrew Dunn ● montaggio: Dan Farrell
musiche: Stephen Warbeck
produzione: Toledo Productions
distribuzione: BIM
Gran Bretagna, 2017 ● 105 minuti

v. doppiata in italiano

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Il regista di Diario di uno scandalo porta sullo schermo, insieme allo scrittore, l’adattamento del romanzo “La ballata di Adam Henry” di Ian McEwan. Fra etica e intimità, vita professionale frenetica e vita privata, il racconto di un dramma morale che si interroga sul peso della giustizia, sul senso della parola responsabilità.

Mentre il suo matrimonio con Jack vacilla, l’eminente giudice dell’Alta Corte britannica Fiona Maye è chiamata a prendere una decisione cruciale nell’esercizio del suo ruolo: deve obbligare Adam, un giovane adolescente, a sottoporsi a una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la vita? In deroga all’ortodossia professionale, Fiona sceglie di andare a far visita ad Adam in ospedale e quell’incontro avrà un profondo impatto su entrambi, suscitando nuove e potenti emozioni nel ragazzo e sentimenti rimasti a lungo sepolti nella donna.

«Con questo film abbiamo drammatizzato una scelta morale in modo esplicito, tutti si trovano a compiere scelte morali nella propria vita che non sono mai decisioni facili da prendere perché non si tratta di bianco e nero. Io provo un grande fascino verso questo tema per questo ho scelto di raccontare al cinema questa storia che racconta una scelta giuridica che è anche morale» (Richard Eyre)

«Richard Eyre si muove dentro le regole classiche del legal drama, ma riesce anche questa volta a porre al centro del film la grazia delle relazioni umane. Un gigantesco e rigoroso affresco delle questioni etiche più contemporanee che spesso si agitano nelle aule di tribunale. Eyre, ma prima di lui lo straordinario McEwan, sospende il giudizio e lascia allo spettatore il compito di decidere. (…) La forza dirompente del film è nella scrittura composta e austera che si trasferisce quasi naturalmente alle prove misurate e straordinariamente dense di umanità del cast. (…) Ognuno dei personaggi lascerà in questa storia la propria firma (…). Encomiabile la capacità del regista britannico di passare organicamente dai toni grigi e compassati del courtroom drama ad alcuni più leggeri, che trovano una naturale collocazione nello spazio della dimensione privata e intima.» (Elisabetta Bartucca, Movieplayer.it)