Lucky

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Lucky

un film di John Carroll Lynch
con Harry Dean Stanton, David Lynch
sceneggiatura: Logan Sparks, Drago Sumonja ● fotografia: Tim Suhrstedt
montaggio: Robert Gajic ● musiche: Elvis Kuehn
produzione: Superlative Films
distribuzione: Wanted
Stati Uniti, 2017 ● 88 minuti

v.o. inglese con sottotitoli in italiano

Locarno IFF 2017: premio della giuria ecumenica ● Hamburg Film Festival: nominato per Miglior Film
2018 Satellite Award: Miglior opera prima, Miglior attore a Harry Dean Stanton

l’esordio alla regia di John C. Lynch è una commedia intima e surreale,  una riflessione poetica sulla mortalità, la solitudine e le connessioni umane.

una lettera d’amore al geniale Harry Dean Stanton, qui nella sua ultima interpretazione, volto e corpo iconico amato da registi come David Lynch (che partecipa al film in un ruolo secondario) e Wim Wenders.

Lucky, un novantenne ateo, vive da sempre seguendo le proprie regole e i propri principi, infischiandosene del giudizio degli abitanti della sua città, al limite con il deserto. Dopo una caduta, comincia a temere la morte e la solitudine ed è spinto verso un percorso di auto-esplorazione alla ricerca di ciò che spesso è irraggiungibile: l’illuminazione.

«Sono fan di Harry Dean Stanton da sempre, è stato come lavorare con la mia famiglia e in effetti sul set c’era anche mio padre, che ha qualche anno meno di Harry. Lucky è un film sulla vita e sul suo significato. Non esiste il senso di un’altra vita perché noi viviamo solo questa. È un omaggio a un caratterista e alle persone che sono nel film con lui. È un film sugli esseri umani. Lucky non ha abbandonato l’idea di cambiare il mondo perché non l’ha mai avuta. Harry appartiene alla generazione precedente a quella formatasi negli anni ’60. Quando 70 anni fa è nato il Festival di Locarno lui prestava servizio in Marina, quindi dovete mettere la sua età in prospettiva. Ma ci tengo a specificare che per me questo è film sulla vita, non sulla morte. È un film su come vivere il momento della vecchiaia.» (John Carroll Lynch)

«Sorretto da una sceneggiatura che di fatto è una summa del pensiero e di eventi appartenenti alla biografia dell’attore, “Lucky” riesce nel miracolo di tradurre la filosofia di vita del suo mattatore in una struttura narrativa in grado di rispondere alle caratteristiche che sono proprie del cinema, e quindi, di costruire una progressione coerente di eventi tenuti insieme dal fatto di costituire le tappe del viaggio esistenziale del protagonista; ma non basta, perché John Carroll Lynch, attore dai mille volti, qui per la prima volta in cabina di regia, organizza un dispositivo che si muove su un doppio binario: quello propriamente narrativo, volto a raccontare il personaggio della sua storia e l’universo che gli ruota attorno, e un secondo, in cui la trama sembra quasi un pretesto per offrire a Stanton l’opportunità di un one man show in cui l’attore attraverso i paradossi e l’eccentricità di Lucky sembra ripercorrere i tanti personaggi interpretati nel corso della sua lunga militanza.» (Carlo Cerofolini, ondacinema.it)