L’ufficiale e la spia_V.O. con sott. in italiano

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L’UFFICIALE E LA SPIA • J’ACCUSE

un film di Roman Polański
con Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois, Mathieu Amalric,
Melvil Poupaud, Éric Ruf, Laurent Stocker, François DamienS
sceneggiatura:  Robert Harris, Roman Polański ● fotografia: Paweł Edelman
montaggio: Hervé de Luze ● musiche: Alexandre Desplat
produzione: Légende Films, RP Productions, Gaumont, France 2 Cinéma,
France 3 Cinéma, Eliseo Cinema, Rai Cinema
distribuzione: 01 Distribution
Francia, Italia, 2019 – 126 minuti

v.o. francese con sottotitoli in italiano

2019 – Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia: Leone d’argento – Gran premio della giuria,
Premio FIPRESCI al miglior film in concorso, Green Drop Award, Premio di critica sociale
“Sorriso diverso Venezia” al miglior film straniero

Roman Polanski mette le sue doti di Maestro del Cinema al servizio di una vicenda (il caso Dreyfus) che riesce ancora a interrogarci sul nostro presente.
Il film ha vinto il Gran Premio della Giuria e il Premio FIPRESCI all’ultimo Festival di Venezia.

Gennaio del 1895, pochi mesi prima che i fratelli Lumière diano vita a quello che convenzionalmente chiamiamo Cinema, nel cortile dell’École Militaire di Parigi, Georges Picquart, un ufficiale dell’esercito francese, presenzia alla pubblica condanna e all’umiliante degradazione inflitta ad Alfred Dreyfus, un capitano ebreo, accusato di essere stato un informatore dei nemici tedeschi. Al disonore segue l’esilio e la sentenza condanna il traditore ad essere confinato sull’isola del Diavolo, nella Guyana francese. Il caso sembra archiviato. Picquart guadagna la promozione a capo della Sezione di statistica, la stessa unità del controspionaggio militare che aveva montato le accuse contro Dreyfus. Ed è allora che si accorge che il passaggio di informazioni al nemico non si è ancora arrestato. Da uomo d’onore quale è si pone la giusta domanda: Dreyfus è davvero colpevole?

«Volevo ribadire che anche oggi viviamo in tempi simili, nell’epoca della post-verità, dove l’emozione è più importante della realtà. Anche tutto quello che si scrive su di me risponde maggiormente alle emozioni che ai fatti reali. Per questo ho voluto fare un film dove si dice che in nome della verità bisogna sacrificare ogni cosa. Anche se poi alla fine bisogna imparare a fare i conti con il fatto che c’è qualcosa di ancora più forte della verità, l’opinione pubblica». (Roman Polanski)

«Attraverso la persona di Picquart (magistralmente interpretato da Dujardin) Polanski ci ricorda come siano necessari uomini che siano capaci di andare al di là delle proprie convinzioni quando si trovano di fronte a un’ingiustizia che diviene tanto più palese quanto più chi la sta perpetrando fa muro perché non ne emergano le falsificazioni (…). Il regista ci interroga sulla morale dei nostri tempi (…) e ci invita a vigilare. Forse non siamo più in tempi in cui un articolo di giornale può fare riaprire un processo come accadde con il “J’accuse” di Emile Zola pubblicato su “L’Aurore” ma forse proprio per questo è necessario saper reagire a quella sorta di impermeabilizzazione agli scandali che rischia di produrre un appiattimento dell’opinione pubblica che finisce con il lasciare spazio al morbo dell’indifferenza diffusa. Ricordare ciò che accadde allora può trasformarsi in un monito prezioso» (Giancarlo Zappoli, mymovies)