Moonlight

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Moonlight

un film di Barry Jenkins
con Mahershala Ali, Naomie Harris, Janelle Monáe, Trevante Rhodes, Ashton Sanders, André Holland
Sceneggiature: Barry Jenkins ● Fotografia: James Laxton
Montaggio: Joi McMillon, Nat Sanders ● Musiche: Nicholas Britell
Produzione: A24
Distribuzione: Lucky Red
Statu Uniti, 2016 ● 111 minuti

v. doppiata italiano

Oscar 2017: Miglior film, Miglior sceneggiatura non originale, Miglior attore non protagonista
Golden Globe 2017: Miglior film

in collaborazione con Lucky Red, l’opera di Barry Jenkins, Moonlight, miglior film agli Oscar, racconto dall’infanzia all’età adulta, dei dolori e delle gioie di un giovane omosessuale che combatte per vivere in libertà la sua sessualità

Miami. Little ha dieci anni ed è il bersaglio dei bulli della scuola. Sua madre si droga, e lui trova rifugio in casa di Juan e Teresa, dove può parlare poco ma sa che può trovare le risposte alle domande che più gli premono. Nero fra soli neri, dei suoi coetanei non condivide l’atteggiamento aggressivo, l’arroganza che indossano fin da piccoli. Chiron – è questo il suo vero nome – non è un duro, ma nemmeno un debole. È gay e, anche se non lo dice, non sa essere chi non è, non sa e non vuole adeguarsi, così si ribella e finisce in prigione. Quando esce, Black è diverso, cambiato, apparentemente un altro, ma sempre lui.

«Si tratta di un film che coinvolge e trascina, nel quale i personaggi affrontano un po’ alla volta i sentimenti ai quali permettono di affiorare. Quello che restituiscono al mondo attraverso l’espressione di quei sentimenti non è altro che il desiderio universale di affermare la propria identità. E’ straordinario osservare qualcuno che desidera fortemente esprimere qualcosa che ha dentro di sé, ma non trova il coraggio di esprimerlo.» (Barry Jenkins)

«E’ di origine teatrale questa educazione sentimentale contro stereotipi d’un afroamericano in cerca dell’identità sessuale mentre il panorama morale intorno è un caleidoscopio. Tre attori per Chiron, tre per Kevin, senza una macchia: il miracolo di Barry Jenkins (…) è armonizzare spazi e tempi pur con l’handicap di un certo estetismo, una certa banalità del male sociale riscattati però dal magnifico finale, un pugno in cui è chiuso un grammo puro di poesia: la droga più spacciata è la solitudine.» (Maurizio Porro, Corriere della Sera)