Schindler’s List

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Schindler’s List

un film di Steven Spielberg
con Liam Neeson, Ben Kingsley, Ralph Fiennes, Caroline Goodall, Jonathan Sagall,
Embeth Davidtz, Malgoscha Gebel, Shmuel Levy
sceneggiatura: Steven Zaillian ● fotografia: Janusz Kaminski
montaggio: Michael Kahn ● musiche: John Williams
produzione: Universal Pictures, Amblin Entertainment
distribuzione: Universal Pictures
Stati Uniti, 1993 ● 195 minuti

v. doppiata in italiano

1994, Premio Oscar: miglior film, regia, sceneggiatura non originale, fotografia,
scenografia, montaggio, colonna sonora
Golden Globe: Miglior film drammatico, regia, sceneggiatura
Premio BAFTA: Miglior film, regia, attore non protagonista, sceneggiatura non originale,
fotografia, montaggio, colonna sonora

Film concepito e costruito per essere definitivo, come memoria, opera d’arte e documento. La qualità cinematografica è altissima: del resto è Spielberg.

Seconda guerra mondiale: Oskar Schindler, imprenditore di origine morava, è in buoni rapporti d’affari con i nazisti. Acquistata una vecchia fabbrica di stoviglie a Cracovia, assume a basso costo operai ebrei. La politica antisemita del regime hitleriano si fa, momento dopo momento, più dura. Gli ebrei sono costretti a vivere nel ghetto e, il 13 marzo 1943, le truppe tedesche vi fanno irruzione, compiono una strage e deportano i sopravvissuti nel campo di concentramento di Plaszow. Accordatosi con il comandante del campo, Amon Goeth, Schindler continua la sua attività imprenditoriale aprendo lì un nuovo stabilimento. Nell’aprile del 1944 giunge l’ordine di deportazione degli ebrei al campo di sterminio di Auschwitz. Schindler, aiutato dall’ebreo Itzhak Stern, acquista allora da Goeth millecento persone da utilizzare in una fabbrica di Brunlitz, dove la produzione è in realtà una copertura per salvare i suoi operai.

«Quel momento storico è come un muro infinito, nero, impenetrabile. Ho sempre considerato l’Olocausto l’espressione di una decadenza spirituale. Ricordo che, a quindici anni, mi capitava di pensare che anche se stavamo entrando nell’era delle navicelle spaziali e dell’uomo sulla luna, spiritualmente non eravamo andati molto più in là dei tempi dell’Inquisizione. Poi, quando lessi Schindler’s List, cambiai idea, perché il libro, in realtà, parla del bene e del male come coesistenti, quasi come compagni inseparabili. E la storia di Oskar Schindler era un raggio, per quanto debole, di speranza». (Steven Spielberg)

«È un film di bianco e di nero, Schindler’s List. Non c’è possibilità di confusione, di ambiguità. Del resto la Storia non è reversibile. Neppure dimenticabile. Nonostante i negazionisti provino a cancellarne le tracce e le ferite, a rimescolare le luci e le ombre, quasi con un trucco fotografico. Spielberg non ha bisogno di dimostrare ancora, giudicare ancora, condannare ancora. Per lui la differenza tra il bianco e nero è interamente sotto gli occhi, nei fatti, è scritta dall’assurdità di un male implacabile e dalla resistenza tenace della vita alla morte. L’unico che sembra muoversi ancora sul confine è proprio Schindler, il personaggio langhiano conteso tra la luce e l’ombra. Anzi, proprio per questo, proprio perché colto su una soglia, Schindler è l’unico vero personaggio del film, l’unico che si muove, che cambia, che compie un arco di trasformazione. Gli altri o appartengono alla dimensione dell’oscurità o a quella della luce, senza possibilità di redenzione o senza timore di condanna.» (Aldo Spiniello, sentieriselvaggi.it)