
UN SEMPLICE INCIDENTE
un film di Jafar Panahi
con Vahid Mobasseri, Ebrahim Azizi, Mariam Afshari, Hadis Pakbaten,
Majid Panahi, Mohamad Ali Elyasmehr
sceneggiatura: Jafar Panahi ● fotografia: Amin Jafari
montaggio: Amir Etminan
produzione: Bidibul Productions, Les Films Pelléas
distribuzione: Lucky Red
Iran, Francia, Lussemburgo, 2025 ● 105 minuti
v. doppiata in italiano
2025, Cannes FF: Palma d’Oro

Dopo aver scontato la pena inflittagli dal regime iraniano, Jafar Panahi gira un film in cui la denuncia si fa durissima anche se nell’involucro di una apparente commedia. Una riflessione non sul regime iraniano in quanto tale, ma sulla responsabilità del singolo all’interno di un sistema fascistoide, attraverso un viaggio a tappe che riflette sull’impossibilità della vendetta e la debolezza della morale di fronte all’efferatezza della dittatura.
Padre, madre e figlioletta percorrono di notte una strada in auto quando un cane finisce sotto le ruote. Ciò provoca un danneggiamento al veicolo che costringe ad una sosta per la riparazione temporanea. Un uomo che si trova sul posto cerca di non farsi vedere perché gli è parso di riconoscere nel conducente dell’auto un agente dei servizi segreti che lo ha sottoposto a violenza in carcere. Riesce successivamente a sequestrarlo ed è pronto a seppellirlo vivo quando gli viene il dubbio che si tratti di uno scambio di persona. Cercherà conferme in altri che, come lui seppure in misure diverse, hanno subito la ferocia dell’uomo.
«Ho trascorso sette mesi in prigione, parlando con altri prigionieri e ascoltando le loro storie. In un certo senso, è stato come se la Repubblica Islamica mi avesse affidato quel film da realizzare. Dopo il mio rilascio, ci è voluto del tempo prima che potessi tornare a quei pensieri e lasciare che l’idea prendesse forma. Non faccio film per nessun altro; li faccio prima per me stesso. Devo credere nel mio film prima di firmarlo. Altrimenti, come quel primo cortometraggio che ho realizzato, lo strappo e lo butto via.» (Jafar Panahi)
«Sebbene sia facile e non per forza inesatto leggere Un semplice incidente come una messa alla berlina del sistema vigente a Teheran, di cui come ben si sa Panahi è un severo oppositore – al punto da essere stato in più occasioni punito dalla legge – il film in realtà si articola come una disquisizione sul dovere morale di agire contro chi vessa, e sul significato dell’aggettivo spietato di fronte a chi tale lo è stato davvero, senza porsi chissà quali rovelli morali, e senza in alcun modo cercare di sfuggire alle griglie rigide del sistema. Quando Hamid accusa gli altri “cospiratori” (e quanta potenza anche ironica, sardonica, sarcastica, tragicamente divertente rilascia questa splendente opera) di non aver compreso come sia troppo semplice accusare un sistema senza cercare di comprendere come esso sia reso efficiente e possibile grazie alle individualità di chi vi lavora in modo inesausto ed efficace, Panahi non sta parlando dell’Iran attuale, ma della necessità di combattere il fascismo con la lotta come unico viatico per sperare di trovare una soluzione sulla quale, a scanso di equivoci, il cineasta è compiutamente pessimista. (…) Un semplice incidente è un capolavoro contemporaneo, un lavoro di sublime pulizia intellettuale, cinematografica, politica, forse il parto artistico più compiuto e radicale del suo autore.» (Raffaele Meale, quinlan.it)