
Il ragazzo di campagna
un film di Castellano, Pipolo
con Donna Osterbuhr, Renato Pozzetto, Massimo Serato,
Massimo Boldi, Enzo Cannavale, Renato D’Amore, Clara Colosimo
Sceneggiatura: Pipolo, Castellano ● Fotografia:: Danilo Desideri
Montaggio: Antonio Siciliano ● Musiche: Detto Mariano
Produzione: Faso Film Roma
Italia, 1984 ● 92 minuti
v.o. italiano
proiezione speciale Cinema&Stalle presso Cascina Gorini, strada per Cassano

per le serate a ingresso gratuito in cascina, un classico intramontabile della comicità italiano
Artemio contadinotto scapolo, è svegliato dal gallo di buon mattino e inizia svogliato il solito lavoro in una campagna brulla e smisurata. Il paese – ai margini di una ferrovia secondaria – quasi non esiste e l’unico svago dei pochi paesani è assistere al passaggio del treno. Inutilmente la madre propone all’indolente e maturo “ragazzo” il matrimonio con Maria Rosa, una ragazzotta del paese sgraziata bruttina e con la faccia cosparsa di brufoli. Artemio, stufo di quelle giornate monotone decide di andare in città a cercarsi un’occupazione più gratificante. Non riuscendo nei vari goffi tentativi di impegnarsi in un qualsiasi lavoro e deluso da Angela, la disinvolta e disinibita ragazza di cui si è innamorato, torna al paese e sposa Maria Rosa, che, per l’occasione, si è perfino rimbelloccita.
«Fra le tante scene grottesche ma irresistibili de Il ragazzo di campagna è impossibile non citare quella del passaggio del treno, visto dagli abitanti del paesino di Artemio come uno spettacolo da ammirare e per cui riunirsi giornalmente, e quella che vede Renato Pozzetto districarsi in un monolocale di pochi metri quadrati nel capoluogo lombardo. È proprio in eccessi come questi che il film trova paradossalmente la propria forza, sopperendo alla mera trama, ridotta all’osso e largamente prevedibile, con la rappresentazione tragicomica di Milano, che fra traffico impazzito, piccola e grande criminalità e disoccupazione imperante viene dipinta più come una vera e propria giungla urbana che come l’esempio di modernità e stabilità che siamo abituati a vedere. L’esilarante e trionfale ingresso nel capoluogo lombardo di Artemio a bordo di un trattore diventa così il simbolo della collisione di due realtà agli antipodi, ma entrambe imperfette.» (Marco Paiano, cinematographe.it)