
HASTA LA VISTA
un film di Geoffrey Enthoven
con Robrech Vanden Thoren, Gilles De Schryver, Tom Audenaert
sceneggiatura: Pierre De Clercq ● fotografia: Gerd Schelfhout
montaggio: Philippe Ravoet
produzione: Fobic Films
distribuzione: Wanted Cinema
Belgio, 2011 ● 115 minuti
v. doppiata in italiano
2012 European Film Awards: premio del pubblico ● Karlovy Vary IFF: premio del pubblico
2011 Montréal FF: premio della giuria ecumenica

Un road movie su sedia a rotelle, che ha il sapore di una confessione liberatoria ed amara che fa dell’ironia uno strumento di comprensione.
Un tour alla scoperta dei vigneti spagnoli è il pretesto per tre amici, uniti dalla loro disabilità, di mettere su il folle progetto di andare a perdere la loro ingombrante verginità in un bordello specializzato. Nascondendo parte del loro piano ai genitori, Philip (Robrecht Vanden Thoren), Lars (Gilles De Schryver) e Jozef (Tom Audenaert) si mettono in viaggio lasciandosi alle spalle il grigio Belgio per riscaldarsi al sole della Spagna, accompagnati da una misteriosa infermiera. Come in ogni viaggio a contare non è tanto la destinazione, ma il viaggio in sé, tra nuove esperienze, rivelazioni, colpi di cuore e di testa.
«Il film è una storia sull’amore, l’amicizia e il desiderio, dove l’umorismo è l’unico modo di superare situazioni tragiche e irrisolvibili. Un film sulla vera essenza dell’amicizia, quella senza filtri che può prendere in giro senza ferire e che è sempre di conforto nei momenti più bui e tristi facendo vivere con gioia ogni attimo. Hasta la vista affonda le proprie radici nel profondo desiderio che spinge a superare i propri limiti nonostante drammi e difficoltà. Il viaggio di Lars, Philip e Josep è una sorta di missione volta all’indipendenza che a lungo è stata loro negata. Il viaggio intrapreso dai tre amici li rende per la prima volta indipendenti e protagonisti della propria vita perché come chiunque altro possono prefissarsi una meta e, viaggiando soli, provare la libertà di raggiungerla provando un senso di appagamento» (Geoffrey Enthoven)
«Senza peli sulla lingua, privilegiando toni malinconici, il film affronta la questione del desiderio sessuale nei disabili servendosi della classica struttura del road movie. Rappresentare il sesso al cinema non è molto diverso dal rappresentare la disabilità: in entrambi i casi, si tratta di cogliere la verità dei movimenti, la purezza dei gesti, la sincerità di uno sguardo che sceglie di non chiudere gli occhi di fronte all’inafferrabilità di figure sfuggenti, mosse dal piacere o impedite dalla malattia. […] La stessa mescolanza di toni e atmosfere, tra il comico e il tragico, il sentimentale e il greve, trasmette l’inevitabile ricerca, nella vita di un disabile e dei suoi familiari, di un equilibrio che renda il dramma accettabile. E i momenti dei protagonisti alle prese con i propri cari sono i più sinceri del film, in cui non solo i loro corpi, ma anche quelli di chi se ne prende cura, assumono il peso del dolore.» (Roberto Manassero, MYmovies.it)