
FINALE A SORPRESA
OFFICIAL COMPETITION
un film di Mariano Cohn, Gastón Duprat
con Penélope Cruz, Antonio Banderas, Oscar Martínez, José Luis Gómez, Manolo Solo
sceneggiatura: Andrés Duprat, Gastón Duprat, Mariano Cohn
fotografia: Arnau Valls Colomer ● montaggio: Alberto Del Campo
produzione: The MediaPro Studio
distribuzione: Lucky Red
Spagna, 2022 ● 114 minuti
v. doppiata in italiano
2021, Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: in concorso

Mariano Cohn e Gastón Duprat, come altri già in passato, ci portano dietro le quinte della realizzazione di un film. Questa volta ad essere svelati sono però i meccanismi psicologici all’origine della stessa creazione artistica di attori, attrici e registi-e. D’altronde qual è il miglior modo per riflettere sull’arte se non quello di mettere in discussione il proprio lavoro sottoponendolo a una spietata e irriverente critica?
Lola Cuevas è un’eccentrica e affermata regista a cui è stata commissionata la regiadi un film da un imprenditore miliardario megalomane deciso a lasciare il segno nella storia. L’ambiziosa impresa richiede i più grandi talenti, così Lola scrittura due stelle della recitazione: il divo sciupafemmine di Hollywood, Félix Rivero e il capofila del cinema e del teatro impegnato, Iván Torres. Due attori agli antipodi ma entrambi leggende, con un carisma e un ego ineguagliabili, sono costretti da Lola ad affrontare delle prove esilaranti e originali che li metteranno a dura prova. Riusciranno a superare la loro rivalità per dare vita a un capolavoro?
«Ci sono molti film che mostrano come viene realizzato un film: i problemi legati alla produzione, le difficoltà e le problematiche insite nella realizzazione di un progetto. Ma non c’è nessun film che mostri esattamente i meccanismi a cui ricorrono gli attori per farci piangere, per farci ridere, per creare delle emozioni. Questo film indaga proprio su questo rapporto complesso e straordinario, che generalmente viene tenuto nascosto alla vista del grande pubblico. Finale a sorpresa ruota attorno alle prove che precedono le riprese di un film. Ogni prova funziona in modo quasi autonomo e auto-conclusivo ed è un’affascinante masterclass su come questi tre talentuosi attori creano emozioni con il pubblico. Affrontare questioni come il processo di creazione artistica, la competenza professionale, l’ego, il bisogno di prestigio e riconoscimento, le diverse scuole di recitazione e le tensioni tra artisti di diversa estrazione sociale e con obiettivi diversi è una delle sfide che ci appassionavano di più.» (Gaston Duprat)
«Lo scopo è ambizioso e impegnativo (…) ma è il modo in cui tutto questo è raccontato che sorprende. Un modo molto piacevole bisogna dire subito, perché Finale a sorpresa (…) usa i toni della commedia piuttosto che quelli del dramma. E non smette di fare ironia dove ci si sarebbe potuto aspettare serietà e impegno. (…) La sceneggiatura di Andrés Duprat e dei due registi (…) sorprende e conquista. Perché spoglia il lavoro della recitazione e della regia da ogni presupposto intellettualistico e usa l’ironia e la satira come affilate armi a doppio taglio, scatenando la risata ma insieme polverizzando ogni tentativo di nobilitare o esaltare l’arte. C’è naturalmente lo scontro tra chi vuole entrare nel personaggio inventandosi antecedenti e genealogie e chi pretende di doversi attenere a quel che legge nel copione, ma sentire Penélope Cruz che chiede ad Antonio Banderas di fargli sentire le diverse sfumature con cui può essere ubriaco in una scala da 1 a 10 e vederlo fare (…) è una delle più esilaranti prese per i fondelli dell’intensità recitativa. (…) Così, tra uno scherzo e una ripicca, tra un braccio di ferro e una sorpresa il film prosegue mantenendosi in equilibrio tra le regole della commedia e le ambizioni didascaliche, tra la voglia di strappare nuovi sorrisi e quella di smitizzare arte e artisti. Poi non tutto andrà come era nei piani, la ricerca del prestigio di don Humberto dovrà fare i conti con l’imponderabilità del caso (e delle insofferenze delle sue due star) ma la sorpresa finale sarà una nuova, bella lezione su come si fanno davvero i film.» (Paolo Mereghetti, corriere.it)