The holdovers
Lezioni di vita
un film di Alexander Payne
con Paul Giamatti, Dominic Sessa, Da’Vine Joy Randolph, Carrie Preston
sceneggiatura: David Hemingson ● fotografia: Eigil Bryld
montaggio: Kevin Tent ● musiche: Mark Orton
produzione: CAA Media Finance
distribuzione: Universal Pictures
Stati Uniti, 2023 ● 133 minuti
2024, Oscar: candidato miglior film, miglior attore protagonista, miglior attrice non protagonista,
sceneggiatura, montaggio
Golden Globes: miglior attore in un film commedia o musicale, migliore attrice non protagonista
Vent’anni dopo Sideways, Alexander Payne ritrova Paul Giamatti in un film dolce-amaro, intelligente e caustico quanto basta per eludere il sentimentalismo. Una parabola agrodolce, sospesa tra Breakfast Club e L’attimo fuggente.
Paul Hunham, un professore aggiunto di storia antica, disprezzato in maniera compatta da studenti e corpo docente, rimane bloccato alla Barton Academy con i ragazzi che non possono tornare a casa per le festività. Il dinamico gruppo di ragazzi che sarebbe stato sotto la responsabilità di Hunham si riduce rapidamente a uno solo: Angus Tully, un ragazzo intelligente che sta facendo del proprio meglio per gestire le complesse dinamiche famigliari. A rimanere bloccata a scuola c’è anche Mary Lamb, capo cuoca della scuola, il cui unico figlio Curtis, da poco diplomato a Barton, è stato ucciso in Vietnam. Ancora nel vortice del proprio lutto, Mary decide di rimanere a Barton perché è l’ultimo posto dove è stata al fianco del ragazzo. Lasciato al proprio destino nella scuola vuota, il bizzarro trio vivrà un’esperienza fatta di avventure, sorprese e in conclusione un’inattesa dinamica familiare.
«Abbiamo affittato un cinema e guardato sei vecchi film di quel periodo. Non tanto per emularne qualcuno, ma semplicemente per essere consapevoli di quello che facevano i nostri contemporanei. Perché stavamo facevamo finta di fare realmente un film nel 1970. In termini di preparazione all’uso di quel linguaggio cinematografico, credo che tutti i miei film siano stati realizzati in modo piuttosto antiquato. Solo che per The Holdovers mi sembrava ancora più vero per via del trucco che stavo cercando di mettere in atto per farlo sembrare e suonare come un film fatto all’epoca. Amo raccontare le vite e i fatti privati e sociali di persone comuni; uomini, donne, ragazzi che cercano di vivere tra gli scossoni, le assenze, le presenze, i sogni e la realtà quotidiana delle loro esistenze. Non ci sono supereroi nei miei film.» (Alexander Payne)
«Il film di cui innamorarsi, quest’anno, lo ha realizzato Alexander Payne. Con i toni agrodolci che lo contraddistinguono, i paradisi amari in cui vivere, i sogni infranti di chi affronta fasi diverse della propria esistenza. Payne è un cantore dell’America profonda, un amante del viaggio, a cui piace giocare con il cinema. (…) A fare da sfondo sono gli anni Settanta, qui opposti a quelli portati in scena da Paul Thomas Anderson in Licorice Pizza. In quella Città degli Angeli splendeva il sole, sbocciava la passione, anche per il cinema. Qui Payne invece lavora sulle emozioni trattenute, sui cieli plumbei, sugli spazi chiusi. Stanze e corridoi sono deserti, i protagonisti sembrano fantasmi. Cronaca di una vita rimossa, mai vissuta. La malinconia del passato si fonde con i rimpianti, con i traumi nascosti, con le battaglie che si portano avanti silenziosamente ogni giorno. Potrebbe essere un prequel di Sideways – In viaggio con Jack, poco prima che l’anima on the road si scateni. O l’epilogo di Nebraska, nel momento in cui il rapporto genitoriale raggiunge il suo compimento. In fondo lo sappiamo, le vicende di Payne appartengono agli amori che non hanno respiro, ai lutti, alla paternità reale e putativa. The Holdovers rappresenta una delle vette di Payne, (…) Paul Giamatti regala una delle migliori interpretazioni di sempre. Diventa l’immagine di un’America miope, oppressiva, che avrebbe bisogno di riscoprire sé stessa. In un’indagine sull’attualità, sulle sue contraddizioni, sui desideri mai concretizzati.» (Gian Luca Pisacane, cinematografo.it)