all we imagine as light – amore a mumbai

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all we imagine as light
(amore a mumbai)

un film di Payal Kapadia
con Kani Kusruti, Divya Prabha, Chhaya Kadam, Hridhu Haroon
sceneggiatura: Payal Kapadia ● fotografia: Ranabir Das
montaggio: Clément Pinteaux, Jeanne Sarfati
produzione: Petit Chaos, Another Birth, Chalk and Cheese Films, Arte France Cinéma
distribuzione: Europictures
Francia, India, Olanda, Lussemburgo, Italia, 2024 ● 101 minuti

v. doppiata in italiano

2024 Festival di Cannes: Premio Grand Prix Speciale della Giuria

Grand Prix della Giuria all’ultimo festival di Cannes, All We Imagine As Light (Amore a Mumbai) è il nuovo lavoro di Payal Kapadia in cui racconta i desideri, le frustrazioni e le possibili svolte nella vita di tre donne di età differenti nella megalopoli del Maharashtra. un film immerso nella cultura indiana, dove le barriere religiose, i matrimoni combinati e l’emigrazione separano le persone che si amano.

martedì 17 Dicembre 17:00 ▪︎ Rho ▪︎︎ cin&città

martedì 17 Dicembre 21:00 ▪︎ Rho ▪︎︎ cin&città

mercoledì 18 Dicembre 21:00 ▪︎ Rho ▪︎︎ cin&città

giovedì 19 Dicembre 21:00 ▪︎ Rho ▪︎︎ cin&città

A Mumbai la vita quotidiana di Prabha viene sconvolta quando riceve un regalo inaspettato da suo marito che è andato a vivere all’estero. La sua giovane compagna di stanza, Anu, cerca invano di trovare un posto in città dove fare sesso con il suo ragazzo. Un viaggio in un villaggio costiero offre alle due donne uno spazio dove i loro desideri possono finalmente manifestarsi.

«è come se ognuno di noi non fosse consapevole che esista un percorso alternativo nella nostra vita. Non puoi pensare ad esso perché non sai che esiste. In questo senso, volevo fare un film dove i personaggi possono immaginare, o sperare, un’altra vita. E questa storia assume un valore universale all’interno dell’opera, non importa se questa sia ambientata in India o no, tutti noi abbiamo questi pensieri.» (Payal Kapadia)

«La regista di Mumbai riesce a fare un film universale, capace di parlare anche al cuore degli uomini perché, pur essendo incentrato sulle donne, e in particolare su tre donne, la solitudine rappresentata è quella di tutti. È un film incantatorio come un carillon, ipnotico come le opere dei cineasti surrealisti. Rapisce come un oggettino desueto per bambini e ipnotizza nel profondo come un cinema che in occidente quasi nessuno sa più fare, compresa Hollywood, che un tempo ne traboccava.
In All we imagine as light – situato tra la sera e la notte, la veglia e il dormiveglia – abbiamo il sogno come realtà. (…) In questa grande sinfonia dell’amicizia e dei fili sottili quanto pervasivi di cui è fatta, tutto avviene di notte, il giorno non si capisce dove sia ed è assolutamente incredibile la capacità della regista di cogliere una moltitudine di scorci della vita di strada, una moltitudine di esseri umani e luci disparate che sfiora una forma di psichedelia.» (Francesco Boille, Internazionale)