BERLINGUER – LA GRANDE AMBIZIONE

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BERLINGUER – LA GRANDE AMBIZIONE

un film di Andrea Segre
con Elio Germano, Paolo Pierobon, Roberto Citran,
Elena Radoninich, Fabrizia Sacchi, Paolo Calabresi
sceneggiatura: Marco Pettenello, Andrea Segre ● fotografia: Benoit Dervaux
montaggio: Jacopo Quadri ● musiche: Iosonouncane
produzione: Vivo Film
distribuzione: Lucky Red
Italia, 2024 ● 123 minuti

v.o. italiano

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A 40 anni dalla sua prematura scomparsa, un ritratto cinematografico di Enrico Berlinguer, simbolo di un’epoca politica complessa e irripetibile che Andrea Segre approccia con sguardo intelligente e vitale.

Quando una via sembra a tutti impossibile, è necessario fermarsi? Non l’ha fatto Enrico Berlinguer, segretario negli anni Settanta del più importante partito comunista del mondo occidentale, con oltre un milione settecentomila iscritti e più di dodici milioni di elettori, uniti dalla grande ambizione di realizzare il socialismo nella democrazia. Sfidando i dogmi della guerra fredda e di un mondo diviso in due, Berlinguer e il PCI tentarono per cinque anni di andare al governo, aprendo a una stagione di dialogo con la Democrazia Cristiana e arrivando a un passo dal cambiare la storia. Dal 1973, quando sfuggì a Sofia a un attentato dei servizi bulgari, attraverso le campagne elettorali e i viaggi a Mosca, le copertine dei giornali di tutto il mondo e le rischiose relazioni con il potere, fino all’assassinio nel 1978 del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro: la storia di un uomo e di un popolo per cui vita e politica, privato e collettivo, erano indissolubilmente legati.

«È stato un viaggio in un pezzo della nostra storia che non ho vissuto e che ho imparato a conoscere, ma anche la scoperta di un dialogo profondo che quella memoria inaspettatamente sa avere con le domande aperte del nostro presente e del nostro futuro.» (Andrea Segre)

«Si può quindi immaginare che quello di Segre sia un Berlinguer umano che trova nel senso della collettività, sociale e familiare, la chiave per governare il mondo della politica notoriamente poco avvezza alla dimensione civile auspicata dal segretario del PCI. Un obiettivo che il regista, stando almeno alle prime immagini, centra anche grazie a Elio Germano, il quale dimentica il suo corpo di attore per far vivere quello da silhouette chapliniana di Berlinguer.» (Angela Prudenzi, Cinematografo)