L’ANGELO AZZURRO

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L’angelo azzurro

un film di Josef von Sternberg
con Emil Jannings, Marlene Dietrich, Kurt Gerron
sceneggiatura:  Robert Liebmann, Karl Vollmoeller, Carl Zuckmayer
fotografia: Günther Rittau ● montaggio: Sam Winston, Walter Klee
musica: Friedrich Hollaender
Germania, 1930 ● 108 minuti

Inizio dello storico sodalizio tra Josef Von Sternberg e Marlene Dietrich, un kammerspiel intramontabile che diviene simbolo dello spirito confuso e inquieto di un’epoca e consegna ai posteri l’archetipo ideale di tutte le femme fatale di lì a venire.

lunedì 17 Marzo 21:00 ▪︎ Rho ▪︎︎ cin&città

Immanuel Rath, attempato professore di ginnasio in una cittadina tedesca è votato ad un’onorevole carriera nell’insegnamento. Un giorno, a lezione, scopre ai suoi alunni una cartolina che raffigura la bella e provocante cantante Lola Lola, che si esibisce nel locale cittadino “Der Blaue Engel” (L’angelo azzurro). L’insegnante, mosso da intenti pedagogici, decide di indagare e vi si reca. Non appena i suoi studenti lo vedono arrivare vengono nascosti da Lola, con cui stanno facendo i galanti. Il professore conosce così Lola: i suoi modi e un certo fascino di artista lo fanno innamorare di lei.

«Per “L’angelo azzurro” feci il provino a molte attrici, ma non ero mai soddisfatto. Cercavo una donna che ricordasse quelle dei quadri di Félicien Ropes, che emanasse le vibrazioni di un altro tempo e di un paese straniero. Marlene era la mia assistente ideale: faceva tutto il possibile per comprendere quello che volevo e questo ha facilitato molto il lavoro.» (Josef Von Sternberg)

«Il film è del 1930. È il grande momento della Germania, della Repubblica di Weimar che rappresenta la più alta manifestazione culturale del nostro secolo. Un vero fenomeno, una sorta di Rinascimento del diciannovesimo secolo. Letteratura, teatro, pittura, design, scienze, cinema: Weimar detta nuove regole al mondo. Sono invenzioni fondamentali i cui segni rimangono vivi e attivi anche nel nostro tempo. Una delle parole chiave è “espressionismo”. Un gruppo di autori di lingua tedesca come Lang, Murnau e von Sternberg trova questa nuova forma, mediata dalle arti figurative, importantissima, decisiva. Molti di questi autori, dopo il 1933, con l’avvento di Hitler, abbandoneranno il loro paese portando la corrente in tutto il mondo civile, soprattutto in America. Marlene Dietrich arrivava nel momento più opportuno, a rappresentare qualcosa di ben più vasto di una parte in un film. Catalizzava fisicamente quella tendenza. Ne era, forse inconsapevolmente, una sorta di sintesi. Veniva da ruoli insignificanti e si trovò titolare di un personaggio, Lola Lola, che avrebbe costruito un precedente imprescindibile tramandato per decenni dalla stessa Dietrich e imitato con assoluta trasparenza. I grandi segni erano: cappello a cilindro, calze e giarrettiere nere, boa di piume. Di suo l’attrice ci mise una voce roca e profonda, una carnagione bianchissima di contrasto e due gambe notevoli». (Pino Farinotti)