Non dimenticarmi

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Non dimenticarmi ● AL TISHKECHI OTI

un film di Ram Nehari
con Nitai Gvirtz, Moon Shavit, Eilam Wolman, Rona Lipaz-Michael,
Lee Everett ● sceneggiatura: Nitai Gvirtz ● fotografia: Shark De Mayo
montaggio: Ido Muchrik ● musiche: Steve Nieve
produzione: Yifat Films, Tabo Tabo Films, Film Five
distribuzione: Lab 80
Israele, Francia, Germania, 2017 ● 87 minuti

v.o. ebraico con sottotitoli in italiano

Torino FF 2017: Miglior Film, Miglior Attrice a Moon Shavit
Miglior Attore Nitai Gvirtz, premio AVANTI
Andrey Tarkovsky IFF Zerkalo 2018: Miglior Film

un esordio prodigioso, premi a palate e grande accoglienza della critica al Festival di Torino per una storia d’amore disperato, raccontata con un irresistibile humour nero.

…e tra le righe di un film già perfetto così ecco saltar fuori anche una potente metafora di Israele

 A Tom, afflitta da un disturbo alimentare e ricoverata in clinica, è tornato il ciclo mestruale. Quando il dottore le dice che è un buon segno perché significa che le sue condizioni stanno migliorando, sprofonda nel panico: l’idea di riacquistare i chili perduti la spaventa a morte. Sembrerebbe un giorno da dimenticare, ma l’incontro con Neil, suonatore di tuba con qualche problema di socializzazione, cambia tutto: tra i due nasce una fortissima intesa, cementata dalla voglia comune di sfuggire a tutto ciò che viene ritenuto socialmente accettabile.

«Ho una propensione per le commedie romantiche eccentriche, sebbene detesti le storie d’amore e sia terribilmente cinico. Per anni ho seguito e diretto cortometraggi realizzati da persone con problemi mentali. Don’t Forget Me si basa su queste esperienze e contiene tutte le mie ossessioni, ciò che mi dà fastidio e ciò che mi fa ridere. Penso sia importante che il film risulti divertente: far ridere le persone è la mia battaglia per il rispetto di sé, perché cercare di far commuovere il pubblico è un po’ come invocare la loro pietà.» (Ram Nehari)

«Delicatissimo e difficile argomento quello trattato dal regista israeliano Ram Nehari al suo primo lungometraggio. Si tratta infatti di disturbi psichici e di anoressia e bulimia in particolare, drammaticamente diffusi tra i giovani di oggi. L’occhio del regista è attento e indagatore ma mai freddo o cinico, al contrario riesce ad avere sempre un approccio empatico e sincero.» (Paola Assom, Nonsolocinema)