LA PIAZZA DELLA MIA CITTÀ

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LA PIAZZA DELLA MIA CITTÀ
BOLOGNA E LO STATO SOCIALE

un film di Paolo Santamaria
con Lo Stato Sociale
montaggio: Luigi Cuomo
musiche: Lo Stato Sociale
produzione: Garrincha Dischi
distribuzione: I Wonder Pictures
Italia, 2020 ● 83 minuti

v.o. in italiano

Un viaggio a suon di musica tra interviste e immagini d’archivio per mostrare il fascino di Bologna, la vitalità della sua piazza, “la Dotta, la Grassa, la Rossa”.

Bologna, giugno 2018. Il concerto in Piazza Maggiore de Lo Stato Sociale, la band che ha portato l’indie italiano sul palco del Festival di Sanremo, diventa la colonna sonora per raccontare una delle piazze più iconiche d’Italia e la città magica che si muove intorno. Grazie ad un cast di star di primissimo piano del mondo dello spettacolo, la musica diventa protagonista di un indimenticabile documentario che racconta aneddoti, curiosità e ricordi legati a Bologna, alla storia d’Italia e ai suoi personaggi.

«Nel cercare di raccontare il cuore di una città non si può prescindere in alcun modo dall’indagarne storia e tradizione. Attraverso il racconto di generazioni e generazioni di bolognesi tali fatti ne definiscono un’anima, le singole vicende ne sanciscono un’identità. La semplice osservazione descrittiva non avrebbe reso giustizia al bagaglio socioculturale di un luogo simbolo. Architettonicamente parlando Piazza Maggiore non è sublime, oserei dire l’esatto opposto, ma è proprio il contenuto susseguitosi nei decenni a dar valore al contenitore, luogo profondo, tridimensionale, autentico e punk, punk come Bologna, punk come la mamma.» (Paolo Santamaria)

«La piazza della mia città di Paolo Santamaria (…) avvicenda le interviste a diversi rappresentanti della cultura in città, approfondendo i pensieri dei componenti della band. Attorno ai “regaz” una polifonia di voci di artisti e figure chiave della cultura della città si esprime sul ruolo di avanguardia e laboratorio civile che Bologna ha rivestito dal dopoguerra in poi. Il concerto osteggiato in piazza, insomma, si fa pretesto per riporre in chiave pop il tema democratico dello spazio politico, l’agorà, e dell’indipendenza dell’arte dal potere. Curioso, inedito crossover di documento storico e film su una band, che è al contempo anche vivace (…) veicolo di promozione del territorio» (Raffaella Giancristofaro, mymovies.it)