L’UOMO CHE VENDETTE LA SUA PELLE

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L’UOMO CHE VENDETTE LA SUA PELLE
The Man Who Sold His Skin

un film di Kaouther Ben Hania
con Yahya Mahayni, Koen De Bouw, Monica Bellucci, Dea Liane,
Darina Al Joundi, Christian Vadim, Wim Delvoye, Saad Lostan
sceneggiatura: Kaouther Ben Hania ● fotografia: Christopher Aoun
montaggio: Marie-Hélène Dozo
produzione: Cinétéléfilms, Tanit Films, Kwassa Films
distribuzione: Wanted Cinema
Tunisia, Francia, Belgio, Germania, Svezia, Turchia, 2020 ● 104 minuti

v.o. arabo con sottotitoli in italiano

2020 Mostra del cinema di Venezia – Orizzonti: miglior attore, premio Edipo Re
Stoccolma FF: miglior sceneggiatura ● Oscar 2021, nomination come miglior film straniero

LUNEDì 18 ottobre ore 21.30 proiezione speciale, al termine del film videochiacchiere con l’attore protagonista Yahya Mahayni

Ironia, satira e riflessione politica sono gli ingredienti di una storia ai confini tra la commedia e il dramma, dove svolte narrative di apparente assurdità disvelano le regole del mondo grottesco in cui viviamo. Tra echi di black mirror e riflessioni sull’arte contemporanea, uno dei film più incisivi di venezia 2020.

Sam Ali, un giovane siriano emotivo e impulsivo, è fuggito in Libano per allontanarsi dalla guerra siriana. Senza uno status legale, non è in grado però di ottenere un visto per recarsi in Europa, dove vive l’amata Abeer. Mentre vive aprendo cocktail nelle gallerie d’arte di Beirut, incontra Jeffrey Godefroi, un noto artista americano, con il quale conclude uno strano accordo che cambierà per sempre la sua vita. L’artista infatti trasforma il ragazzo in un’opera d’arte tatuandogli un visto Schengen sulla schiena.

«Il progetto è nato dall’incontro di due mondi. Il mondo dell’arte contemporanea, e in particolare l’opera dell’artista belga Wim Delvoye (Tim, 2006), e il mondo dei rifugiati politici, in particolare i rifugiati siriani che devono combattere con documenti e permessi di soggiorno… Mi sono chiesta: “Cosa accadrebbe se… un artista famoso offrisse a un rifugiato di diventare una sua opera per ottenere la libertà di movimento?” Così è nato il viaggio di Sam Ali: un giovane rifugiato pieno di passione gettato in un mondo cinico. Un uomo normale costretto a un’avventura straordinaria. Il film è anche una storia d’amore in cui il protagonista, separato dalla donna che ama, perde la dignità – e la pelle – per cercare di raggiungerla. E ancora, cosa significa essere liberi quando il gioco è truccato, quando non si ha la possibilità di scegliere? The Man Who Sold His Skin è un’allegoria sulla libertà personale in un sistema iniquo e tratta l’ampio spettro di significati legati ai problemi del nostro mondo reale.» (Kaouther Ben Hania)

«Una riflessione intricata quella che The Man Who Sold His Skin apre a livello di moralità, di giustizia, di mercato e compravendita, ma anche sulla natura stessa dell’arte e su uno spazio come quello circoscritto ad un’opera che appartiene, nella sua totalità, alle mani di un artista. Una storia appassionante quella sceneggiata da Kaouther Ben Hania e ancor meglio messa in scena rispettando quei parametri d’argomento che la pellicola si era predestinata. Un’opera che riesce a stabilire un dialogo diretto con le limitatezze che spesso toccano l’essere umano e che (…) trova la maniera di creare un delicatissimo dibattito che si risolve nell’inseguimento della vicenda del personaggio di Sam Ali, che letteralmente pone sulla propria pelle tutte quelle aspettative, tutte quelle speranze, le occasioni o meno di rivalsa di un rifugiato che sarà, nell’apparente libertà, messo nuovamente sotto chiave.» (Martina Barone, cinematographe.it)