N-CAPACE
UN FILM DI Eleonora Danco
con Eleonora Danco
sceneggiatura: Eleonora Danco • fotografia: Daria D’Antonio
montaggio: Desideria Rayner, Maria Fantastica Valmori • MUSICHE: Markus Acher dei Notwist
produzione: BiBi Film, Rai Cinema
distribuzione:
italia, 2014 • 80 MINUTI
v.o. italiano
proiezione speciale mercoledì 12 novembre ore 22.00
in sala la regista Eleonora Danco, in dialogo con Tea Hacic

n-capace, il film con cui l’attrice e autrice teatrale ha debuttato come regista, un lavoro insieme molto personale e universale che fa ridere, commuove e inventa alcune immagini indimenticabili
Premiato con due menzioni speciali al 32* Film Festival di Torino. Vincitore del Festival di Bruxelles ITALIA IN DOC- Giuria presieduta da Jean Gili Novembre 2015, Candidato al David di Donatello 2015, Candidato ai Nastri d’Argento 2015. Vincitore del Ciak d’Oro 2015 come miglior film nella categoria: Bello e Invisibile 2015, Vincitore del premio Speciale della Giuria al Film Fest di Bobbio diretto da Marco Bellocchio 2015
22:00
Una donna: Anima in pena, si aggira tra Roma e Terracina, dove vive l’anziano padre. Vaga tra campagne, mare e città, con un letto e in pigiama. Spesso con un piccone in mano, vorrebbe distruggere la nuova architettura che ha tradito i suoi ricordi.
Il rapporto con il tempo e la memoria è motivo di struggimento per lei, unico personaggio lucido del film, il più sofferente. Comunica solo con adolescenti e anziani, compreso suo padre, li interroga sull’infanzia la morte, il sesso, attraverso delle provocazioni, degli stimoli anche fisici.
Il corpo e i luoghi diventano sogni, incubi, ricordi. Una intimità tanto personale quanto universale.
«Ho diretto i ragazzi e gli anziani del film facendoli diventare attori della loro vita senza che se ne accorgessero. Ho cercato di modulare a braccio la loro vita intima e inconscia. La fisicità. Cercavo di ricreare l’essenza. Dal rapporto con l’inquadratura allo spirito artificiale del film. Ho fatto tanti provini e incontri preliminari, ma non ho mai mandato un’assistente. Li ho cercati fisicamente io, Uno per uno. Andando ovunque. Dalle scuole alle bische». (Eleonora Danco)
«In fondo, l’infanzia sta tutta in quella domanda: Mamma, mi posso fare il bagno? (…) Per Eleonora Danco la vita adulta non è interessante. Neanche la prima infanzia lo è. Interessanti sono l’adolescenza, con i sentimenti in bella mostra come brufoli, e la vecchiaia, passata a far finta di non aver bisogno di niente e tantomeno della morte. In entrambe esplode il sentimento della mancanza: puoi nasconderti quanto vuoi, tanto si vede che soffri. Prima non sei abbastanza adulto da saper fingere, poi lo sei stato per troppo tempo e non ne hai più voglia. (…) Oggi che gli adolescenti vanno di moda, oggi che fanno cassa film, libri e fiction che li hanno come pubblico e protagonisti, la presa diretta della Danco è un’altra cosa. Qui non si raccontano gli adolescenti a loro uso e consumo, affinché si nutrano di una versione patinata di loro stessi; qui si mette in scena l’ultima possibilità di un essere umano di sentirsi vivo. (…) Si può vivere senza crescere, scopre la Danco: certo, si paga pegno, bisogna passare per matta, ti tocca urlare, dimenarti, spogliarti, prenderti a schiaffi, sfidare il ridicolo, e nonostante tutto non è detto che tu riesca a scollarti di dosso una paralisi. Anzi, forse ti stai immobilizzando per sempre. Non puoi più correre verso il mare. Almeno finché non arriva la voce che aspettavi da sempre». (Nadia Terranova, Internazionale)
