EMPIRE OF LIGHT

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EMPIRE OF LIGHT

un film di Sam Mendes
con Olivia Colman, Michael Ward, Toby Jones, Colin Firth
sceneggiatura: Sam Mendes ● fotografia: Roger Deakins
montaggio: Lee Smith ● musiche: Thomas Newman
produzione: Neal Street Productions, Searchlight Picture
distribuzione: Searchlight Picture
Gran Bretagna, USA, 2022 ● 115 minuti

v.o. inglese con sottotitoli in italiano

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Sam Mendes torna alla sua ‘infanzia’ e firma una lettera d’amore al cinema, il luogo fisico dove si staccano biglietti e vendono pop-corn per i film proiettati su pellicola con solidi proiettori e dove campeggia nel foyer la scritta “Trova la luce nell’oscurità”. Un viaggio in parte autobiografico del regista che ci riporta nell’Inghilterra dei primi anni ’80, con una sempre più straordinaria Olivia Colman.

 

Margate, 1981. Tempi duri per la Gran Bretagna, precipitata nella recessione e scossa da un razzismo endemico. Il cinema è la sola via di fuga. Svettante come un faro lungo la costa inglese, l’Empire brilla di mille luci. Questo maestoso cinema in declino è gestito da Mr. Ellis, ma la sua anima è Hilary, dedita alla professione e attenta ai suoi ‘dipendenti’, diretti come una famiglia. Spezzata da un esaurimento nervoso, sta riprendendo lentamente a vivere, tra proiezioni, a cui non assiste mai per eccesso di zelo, e una relazione tossica con Ellis, che ‘abusa’ della sua infelicità. Ma a cambiare le cose arriva Stephen, un giovane nero che prova subito empatia per Hilary.

«Ho vissuto l’adolescenza tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta: la musica, i film e la cultura pop di quel periodo hanno contribuito in larga parte a formare la persona che ero. Fu un periodo di grandi sollevazioni in Regno Unito, con molte politiche razziali controverse che infiammavano gli animi, ma allo stesso tempo fu un momento meraviglioso per la musica e per la cultura in generale: una stagione creativa, molto politicizzata e pieno di energia. Tuttavia, però, Empire of Light è un film nato quasi completamente per via della pandemia. Il lockdown è stato un periodo pieno di intense riflessioni personali per tutti noi. Ci siamo trovati a riesaminare le nostre vite. E per me, questo significava fare i conti con alcuni ricordi con cui stavo lottando fin dall’infanzia.» (Sam Mendes)

«C’è davvero bisogno di sottolineare la grande prestazione attoriale di Olivia Colman, la sua faccia, le sue movenze, persino i suoi denti che fanno da motore e collante alla vicenda? […] O che Colin Firth tratteggia un viscido esercente da par suo? Mendes sembra impegnato su un doppio binario: criticare il suo Paese mettendone però in luce le eccellenze artistiche di cui si ritiene parte, britanniche fino al midollo. […] Il film lavora scena dopo scena sull’allargare un impianto minimale senza mai negarlo, e ci trasporta in un’epoca che sembra conoscere a menadito; chi vi scrive si è anche commosso guardando l’ultima sequenza, che non anticipo, dove il grande schermo e un grande attore del passato la fanno da padroni.» (Donato D’Elia, quinlan.it)