LE MURA DI BERGAMO

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LE MURA DI BERGAMO

un film di Stefano Savona
sceneggiatura: Stefano Savona
fotografia: Stefano Savona, Danny Biancardi, Sebastiano Caceffo, Alessandro Drudi,
Virginia Nardelli, Benedetta Valabrega, Marta Violante, Silvia Miola
montaggio: Francesca Sofia Allegra, Davide Minotti, Sara Fgaier ● musiche: Giulia Tagliavia
produzione: ILBE Iervolino & Lady Bacardi Entertainment spa, Rai Cinema
distribuzione: Fandango
Italia, 2023 ● 122 minuti

v.o. italiano

2023 Festival di Berlino: sezione Encounters
Bergamo Film Meeting – Fuori concorso

a tre anni dal terremoto sanitario che ha investito il mondo intero, il cinema prova a dare una forma al caos emotivo ed umano che ne è derivato: testimonianze, materiale d’archivio, osservazione rigorosa e pudica per uno sguardo ravvicinato nella città di Bergamo e dei suoi giorni più difficili.

Bergamo, marzo 2020. La città, dentro le sue mura, è un corpo malato. L’epidemia di Covid-19 è scoppiata con un’esplosione violenta e inaspettata. Le strade si sono svuotate, gli scambi azzerati, gli incontri proibiti. Disconnesso dagli altri ogni corpo è solo all’interno delle sue mura. Ogni immagine, ogni memoria è un frammento fragile del mosaico che fino a ieri componeva la città. Dopo gli incubi di questa notte infinita, i sopravvissuti si risvegliano in una città sconosciuta. Il desiderio di fare ritorno a casa è forte ma altrettanto forte è il terrore di non ritrovare chi si era lasciato. Il corpo della città è un organismo devastato che prova a reagire. Medici, infermieri, pazienti, volontari, e anche chi non ha vissuto direttamente il dolore della malattia cerca un proprio ruolo nel processo di guarigione collettiva. Raccogliere e raccontarsi le storie di chi non c’è più diventa una maniera per rielaborare il lutto privato e collettivo, per ricomporre quel tessuto intimo, familiare e sociale che la pandemia ha lacerato e per ragionare sul bisogno di una nuova ritualità della morte.

«Siamo partiti dopo aver visto le immagini dei carri armati militari in giro per la città che trasportavano bare. Come se non sapessimo tutti cosa stava succedendo. Avevo ricevuto una telefonata da Iervolino che mi proponeva di fare un film sul Covid, proprio quando avevamo deciso di fare qualcosa. Ho accettato solo se potevo farne un lavoro collettivo. Mi sono trovata a Bergamo, una città in cui non avevo mai messo piede in vita mia, con dei pregiudizi nei confronti di una città che non conosci e l’ho scoperta molto diversa, bella, accogliente. Volevamo evitare di entrare direttamente in un luogo che è diventato l’epicentro del dramma. Ci sono voluti mesi per trovare il modo giusto per raccontarlo. Abbiamo finito di montarlo pochi giorni fa [prima della premiere], e per fortuna, altrimenti sarebbe stato un film sull’attualità, ma farlo oggi penso che risponda a diverse domande e, se avrà successo, potrebbe essere interessante anche tra cinque o dieci anni. Siamo passati dalla cronaca alla storia. La scommessa era questa» (Stefano Savona)

«Le mura di Bergamo è rimozione del rimosso, ripristina il collegamento tra memoria e futuro, ripara – almeno, ci prova – le lacerazioni pandemiche e post-pandemiche del tessuto familiare e sociale, elaborando il lutto ma ancor più rielaborando la vita, ovvero aprendo a una nuova ritualità della morte stessa. (…) Un’osservazione miracolosamente sospesa tra partecipazione e distacco, una realizzazione con licenza salvifica, un peana alle sorti progressive e progressiste del cinema del reale: lacrime e applausi.» (Federico Pontiggia, Cinematografo.it)