IL CASTELLO NEL CIELO

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IL CASTELLO NEL CIELO
Tenkuu no Shiro Laputa

un film di Hayao Miyazaki
sceneggiatura: Hayao Miyazaki ● fotografia: Hirokata Katahashi
montaggio: Yoshihiro Kasahara, Hayao Miyazaki, Takeshi Seyama ●
musiche: Joe Hisaishi
produzione: Studio Ghibli
distribuzione: Lucky Red
Giappone, 1986 ● 124 minuti

v.o. in giapponese con sottotitoli in italiano

Spettacolare, bizzarro, poetico. Il Castello nel Cielo ha segnato un’epoca dell’animazione giapponese e internazionale. Il racconto della coppia Pazu e Sheeta, sulla scorta dei Viaggi di Gulliver di Jules Verne, emoziona, commuove e diverte e ci ricorda che il mondo verrà salvato dai più piccoli.

Sheeta è tenuta prigioniera dal cinico colonnello Muska a bordo di un’aeronave. Durante il volo, in una notte rischiarata dalla luna, l’aeronave viene attaccata da una banda di pirati guidata dall’intrepida Ma Dola, che vuole impossessarsi del ciondolo che la ragazzina porta al collo. Questo ha un valore inestimabile: permette di vincere la forza di gravità e localizzare la leggendaria isola fluttuante di Laputa, dove – si racconta – sono custoditi immensi tesori. Sheeta riesce però a fuggire, finendo tra le braccia di un giovane minatore che, da quel momento, decide di proteggerla unendosi a lei nella ricerca dell’isola e dei suoi misteri.

«Ammiravo quegli uomini. Ho ammirato il modo in cui hanno lottato per salvare il loro stile di vita, proprio come hanno fatto i minatori di carbone in Giappone. Molte persone della mia generazione vedono i minatori come un simbolo; una razza morente di combattenti. Adesso non ci sono più.» (Hayao Miyazaki)

«Laputa è un film che diverte e intrattiene e, allo stesso tempo e senza perdere colpi, offre spunti di riflessione e commuove. Oltre a dirigere con estrema sapienza le scene d’azione, come il già citato salvataggio coi flapptor o l’inseguimento sui binari morti, Miyazaki sfrutta a meraviglia il potenziale comico della banda di pirati di Mama Dola, dimostrando che il cinema d’animazione non è costretto a ricorrere a buffi animaletti canterini per strappare una risata. La spettacolarità di Laputa è esaltata inoltre dalle sequenze aeree, passione mai sopita del regista giapponese, che riesce a creare una sorta di tecnologia aviatoria, bizzarra ma credibile, in stile ottocentesco. Ma è proprio Laputa, l’isola fluttuante, che eleva il film verso vette altissime: Miyazaki disegna l’isola “attorno” a un grande e maestoso albero che, travalicando le dimensioni del possibile, diventa metafora della natura che si riappropria dei propri spazi e monito alla cieca e stolta corsa agli armamenti.» (Enrico Azzano, Quinlan.it)