AGÀPE
un film di Velania A. Mesay
montaggio: Tomi Mellina Bares ● musiche: Alessio Modica
produzione: ConfrontiKino
Italia, 2023 ● 60 minuti
multilingue con sottotitoli in italiano
2023 Premio di distribuzione CG ENTERTAINMENT “POPOLI doc” al Festival dei Popoli di Firenze
proiezione speciale sabato 24 febbraio ore 17
in sala la regista
Nel contesto di un’Europa sempre più intollerante verso i migranti, Velania A. Mesay cerca di penetrare questa fortezza impenetrabile visitando i luoghi cruciali di approdo e sovvertendo la narrazione canonica sulla migrazione: non una mappa della sofferenza, ma una mappa amorosa, fatta di gesti marginali, rapporti di cura reciproca e alleanze impreviste.
Da quando l’Europa si è trasformata in una fortezza per le migliaia di migranti che tentano di raggiungerla, non sono mancate le testimonianze raccolte sul campo da parte di giornalisti, reporter e operatori umanitari. Immagini, video, racconti, interviste, reportage e documentari hanno contribuito, in maniera più o meno realistica, spettacolare e/o scenica, ad informare istituzioni e società civile su quanto stesse accadendo nei nostri mari, a ridosso dei confini e nei centri di accoglienza e identificazione. Pur nella diversità delle innumerevoli rappresentazioni, il focus è quasi sempre stato la rappresentazione del dolore, della disperazione, delle perdite, delle privazioni, delle violenze subite e delle gravi ed indifendibili violazioni dei diritti fondamentali facenti tutti parte di una grande e dolorosa storia collettiva: quella delle migrazioni. Pur riconoscendo grande valore ed importanza alla mole di testimonianze di questo particolare passaggio storico, sul quale il nostro Paese e l’Europa tutta dovrà un giorno rendere conto, e proprio traendo spunti di riflessione dalle stesse, questo progetto intende spostare il punto di vista, lasciando sullo sfondo la storia e le storie, per concentrarsi su aspetti inediti, tralasciati, trascurati, negati.
«Negli ultimi due anni abbiamo visitato i luoghi cardine della migrazione verso l’Europa, filmando ambienti e raccogliendo decine di interviste, con il supporto di traduttori, mediatori e fixer locali, instaurando rapporti di reciproca fiducia, accoglienza e solidarietà e, soprattutto, con l’intenzione di offrire una diversa chiave di lettura, un diverso sguardo che si discostasse dalla storia collettiva per posarsi sulle storie personali, familiari ed intime dei protagonisti e poter parlare con loro non più e non tanto delle terribili esperienze del loro progetto migratorio, ma lasciandole volutamente sullo sfondo, per permettersi anche in questa terribile condizione di esplorare i propri sentimenti. Così abbiamo parlato di amicizia, di amore, di legami. Abbiamo fatto questa scelta perché convinti della forza e della potenza dei sentimenti, che resistono a tutto: alle privazioni, ai lutti, al dolore, alle sofferenze, alle malattie fisiche e psichiche, alle ingiustizie.» (Velania A. Mesay)
«Le testimonianze presenti nel film sono state raccolte tra il 2020 e il 2023 nell’isola di Lesbo (Grecia) e a Cipro, tra i luoghi di primo approdo per chi richiede asilo politico in Europa. Qui i due autori sono riusciti a instaurare un sincero rapporto umano con individui segnati da un passato molto difficile, innanzitutto ponendosi sullo stesso piano e rifiutando la solita retorica dell’europeo che racconta la storia del migrante disgraziato. La sensazione è che gli autori non abbiano mai voluto raccontare queste persone, ma ascoltarle, dare loro modo di esprimersi utilizzando il linguaggio più universale; l’agàpe, l’amore appunto. Ed è paradossale che tutto questo avvenga in un nonluogo di passaggio, di attesa infinita e violenta, dove la speranza è l’unico atto di resistenza rimasto. A tratti si riesce a percepire nelle loro parole e intravedere nei loro sguardi l’essenza più pura dell’essere umano, quella che si manifesta solo dopo essere stati costretti a lasciare la propria casa perdendo gradualmente la propria identità e infine, la dignità. Agàpe è un documentario semplice, essenziale, non particolarmente ambizioso dal punto di vista del linguaggio cinematografico, ma in opere di questo tipo resta una qualità assoluta.» (Federico Rizzo, sentieriselvaggi.it)