Sconosciuti puri

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Sconosciuti puri

un film di Valentina Cicogna e Mattia Colombo
con Cristina Cattaneo
sceneggiatura: Valentina Cicogna, Mattia Colombo ● fotografia: Jacopo Loiodice
montaggio: Valentina Cicogna ● musiche: Zeno Gabaglio
produzione: Jump Cut, Amka Films, RSI, Sisyfos Film Production
distribuzione: OpenDDB Distribuzioni dal Basso
Italia, Svizzera, Svezia, 2023 ● 93 minuti

v.o. italiano, inglese con sottotitoli in italiano

2023 Visions du Réel: Interreligious Award ● 2023 Hot Docs
2023 Biografilm: Audience Award, Celebration of Lives Award for Cristina Cattaneo
2023 Karlovy Vary IFF

martedì 2 aprile ore 19.40 > proiezione speciale introducono Valentina Cicogna e  Mattia Colombo

Un viaggio nel delicato tema della dignità e dell’identità dei defunti seguendo la battaglia della Dott.ssa Cristina Cattaneo e del suo team. E i defunti sono ‘sconosciuti puri’, persone ai margini della società, senza nessuno. Un film che racconta la lotta di chi vuole restituire l’identità ai corpi senza nome perchè restituire un cadavere a chi lo ha amato significa prendersi cura dei vivi, di chi resta.

Ogni notte nella sala autopsie della dottoressa Cristina Cattaneo arrivano corpi senza nome. Lei li chiama i Sconosciuti Puri. Gli Sconosciuti Puri appartengono spesso ai margini della società. Sono senzatetto, prostitute, adolescenti in fuga. Ultimamente sono soprattutto migranti, respinti dal Mar Mediterraneo sulle coste italiane. Se tutti i diritti appartengono ai vivi, nulla è lasciato ai morti. E cosa succede quando i morti hanno perso la loro identità? Di fronte a questa moltitudine crescente, nessuno sembra preoccuparsi del loro diritto alla dignità. Nessuno tranne Cristina.

«’Sconosciuti Puri’ è un documentario d’osservazione, quindi girato senza interviste, tecnica tipica del cosiddetto “cinema del reale” e che cerca di affrontare il tema dell’identità da un punto di vista insolito e, attraverso l’indagine, di rispondere alla domanda su cosa ci rende noi stessi, cosa ci rende riconoscibili, in ogni sfumatura del termine. In sostanza, cerca di toccare alcuni temi che fanno parte della nostra vita quotidiana, come le stragi nel Mar Mediterraneo e le piccole/grandi storie di invisibili che leggiamo sui giornali. La nostra storia è costruita attraverso l’osservazione diretta di ciò che accade negli uffici, nei corridoi del Labanof, nelle aule dell’Università e nella vita privata di Cristina. Non ci sono interviste per spiegare ciò che accade, ma la comprensione di ciò che accade passa attraverso i dialoghi che nascono spontaneamente tra i personaggi del film, durante le autopsie, le indagini, ma anche le pause caffè, le riunioni, le lezioni. Questo è il nostro approccio di documentaristi, la modalità di “osservazione” che siamo abituati a mettere in atto di fronte alle storie che decidiamo di raccontare. Come Cristina e i ricercatori del Labanof cercano di ricostruire la storia di una persona partendo dai piccoli frammenti di ossa che si trovano davanti agli occhi, così noi cerchiamo di mettere insieme il nostro racconto, raccogliendo frammenti di realtà, pezzo per pezzo. Perché questa modalità di osservazione dia i suoi migliori risultati, la nostra presenza all’interno del laboratorio e nella vita privata dei personaggi che decidiamo di seguire deve essere accettata con amorevole disponibilità. E questo ha richiesto anni di ricerca e di costruzione di relazioni con Cristina e il suo team.» (Valentina Cicogna, Mattia Colombo)

«Ciò a cui Sconosciuti puri ci fa riflettere sono le conseguenze del non poter seppellire dignitosamente i propri cari, del non poter ritualizzare il proprio dolore. Interessante, in questo senso, il parallelo che il film fa con la pandemia di Covid. Confrontati concretamente con l’impossibilità di accompagnare le persone amate verso la morte, seppellite spesso sole, in fretta e furia, gli italiani sono obbligati a mettersi nei panni di quelli che, ogni giorno, si svegliano senza sapere dove si trovano i propri figli, le proprie madri e i propri padri. L’anonimato non concerne solo la dignità del morto ma anche il dolore tutti quelli che l’hanno conosciuto. È abbastanza impressionante rendersi conto che la dottoressa e i suoi collaboratori, sperando di avere indicazioni riguardo gli scomparsi, invece di rivolgersi alle forze dell’ordine, collaborano in stretto contatto con lo storico programma televisivo Chi l’ha visto?. Niente, in Italia, sembra avere una logica. La delicatezza con la quale la dottoressa si occupa dei “suoi” corpi, li lava ed osserva, così come il parallelo che il film fa fra gli oggetti che li accompagnano e la nostra stessa quotidianità, regala agli “sconosciuti puri” una dignità che la società cerca in tutti i modi di togliergli. La musica che accompagna le immagini, composta da Zeno Gabaglio, serve da fil rouge ad una storia allo stesso tempo crudele e, grazie a Cristina Cattaneo, piena di speranza.» (Giorgia Del Don, cineuropa.org)