FULL METAL JACKET

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FULL METAL JACKET

un film di Stanley Kubrick
con Matthew Modine, Adam Baldwin, Vincent D’Onofrio,
Kevyn Major Howard, John Terry
sceneggiatura: Stanley Kubrick, Gustav Hasford, Michael Herr
fotografia: Douglas Milsome
montaggio: Martin Hunter ● musiche: Abigail Mead, Nigel Goulding
produzione: Warner Bros. con Stanley Kubrick Productions
distribuzione: Warner Bros.
Stati Uniti ● 116 minuti

v.o. inglese con sottotitoli in italiano

Con quasi quarant’anni sulle spalle e la stessa crudezza rappresentativa del primo giorno, torna al cinema un classico più che mai attuale sulla follia e l’assurdità disumanizzante della guerra.

Ispirato al romanzo “Nato per uccidere” di Gustav Hasford, un ex Marine e corrispondente di guerra nonché co-autore della sceneggiatura, il film narra le vicende di un plotone di giovani reclute addestrate presso il campo Marines di Parris Island. Qui un severissimo istruttore, il sergente maggiore Hartman, prepara i nuovi soldati alla partenza per la guerra in Vietnam. Le estenuanti prove fisiche e mentali, sommate a un clima di crescente alienazione e fanatismo militaresco, sfoceranno in gesti drastici e inattesi prima del dislocamento al fronte. Quando qualche mese dopo, uno di loro, il protagonista Joker, si troverà a documentare l’Offensiva del Tet come corrispondente, dovrà osservare personalmente la disumanizzazione scatenata dalla guerra, la psicosi collettiva che affligge i giovani americani atterriti dalla morte e la violenza endemica insita nelle istituzioni militari.

«Per me è quasi impossibile spiegare il significato di Full Metal Jacket, specialmente quando sei stato profondamente immerso in un progetto per tanto tempo. Alcune persone ti chiedono di riassumerlo in cinque righe, come se lo leggessi in una rivista. Vogliono che tu dica: “Questa storia parla della dualità dell’uomo e della duplicità dei governi”. (…) Ma la verità è troppo sfaccettata per essere contenuta in un riepilogo di cinque righe.» (Stanley Kubrick)

«Full Metal Jacket in effetti è davvero irraccontabile. Specie in quella sua serrata, convulsa evocazione di eventi e di immagini, di sentimenti e di drammi irrisolti che sono tanta parte della non pacificata coscienza del mondo sul tormentoso ricordo del Vietnam. Stanley Kubrick, d’altra parte, non è nuovo a questi severi, inoppugnabili memento sui dubbi splendori e le sicure miserie del ventesimo secolo.» (William Maga, Il Cineocchio)