
Paternal Leave
un film di Alissa Jung
con Juli Grabenhenrich, Luca Marinelli,
Arturo Gabbriellini, Gaia Rinaldi
sceneggiatura: Alissa Jung ● fotografia: Carolina Steinbrecher
montaggio: Vincent Assmann ● musiche: Dascha Dauenhauer
produzione: Match Factory Productions, Wildside
distribuzione: Vision Distribution
Italia, Germania, 2025 ● 113 minuti
v.o. italiano, tedesco con sottotitoli in italiano
2025 Berlinale: Generation 14plus

presentato alla Berlinale 2025, il primo film di Alissa Jung, un insolito coming-of-age e un road movie sui generis, si sofferma sugli inciampi dell’essere umano, sull’amore, sulla famiglia, ma soprattutto sull’avere il coraggio di guardare chi siamo.
07:00
Sola, arrabbiata e in cerca di risposte, una ragazza tedesca decide di intraprendere un viaggio nella riviera romagnola per incontrare il padre biologico che non ha mai conosciuto. Il loro primo incontro è un turbinio di emozioni, carico di domande irrisolte, desiderio di appartenenza e tensioni accumulate nel tempo.
«Quasi nessuno riesce a scuoterci e a ferirci così profondamente come i nostri genitori con piccole cose, con singole frasi, ma altresì quasi nessuno può riuscire a darci così tanta stabilità nella nostra vita. Mi interessavano questi due estremi. In Paternal Leave racconto quindi la storia di un rapporto padre-figlia molto specifico: due persone completamente estranee l’una all’altra, ma comunque legate dalla genetica, da stilemi sociali, da una mancanza.
In questo Kammerspiel sulla spiaggia, in cui raccontiamo la storia dell’incontro tra figlia e padre in soli tre giorni, era importante per me non giudicare, ma guardare ed empatizzare. L’aspra solitudine di una costa invernale deserta in Italia era il luogo giusto per raccontare la storia dell’incontro tra Leo e Paolo. Da un lato, perché l’asprezza e la testardaggine di questa costa rispecchiano i due personaggi principali, dall’altro, perché la storia italo-tedesca mi ha dato la possibilità di distanziare completamente la figlia e il padre dal punto di vista linguistico, di creare confini nella comunicazione, di mostrare ancora più chiaramente la loro estraneità. Mi commuove il dilemma che continua a nascere da una decisione presa in passato, come mi commuove la speranza dell’amore. Mi addolora vedere come un tentativo di rimediare, senza veramente affrontare la situazione con onestà, per magari proteggere noi stessi o gli altri, allontana dalla possibilità di una vera riconciliazione.» (Alissa Jung)
«Jung firma un dramma familiare a tratti molto duro, con un padre che si ostina a ricadere nell’errore e nascondere a tutti questa figlia ritrovata e il dolore di quest’ultima, che sente tutto il peso dell’impropria etichetta dell’errore. Ma anziché firmare un film “camera e cucina”, la regista ha il merito di far respirare i suoi personaggi, e il pubblico con loro, attraverso campi lunghi, panorami ampi, spazi romagnoli in cui perdersi con lo sguardo, come fanno in diverse scene i protagonisti, gettando lo sguardo verso il mare o i fenicotteri.» (Claudia Catalli, Mymovies.it)