TOKYO FIST

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TOKYO FIST

un film di Shinya Tsukamoto
con Kaori Fujii, Shin’ya Tsukamoto e Kôji Tsukamoto
sceneggiatura: Hisashi Saito e Shinya Tsukamoto ● fotografia: Shinya Tsukamoto
montaggio: Shinya Tsukamoto ● musiche: Chu Ishikawa
produzione: Kaijyu Theater
distribuzione: Cat People
1995 ● 88 minuti

v.o. giapponese con sottotitoli in italiano

1995 Locarno FF: concorso

proiezione inaugurale venerdì 25 aprile ore 23:50
introduzione e commento Alessandro Tavola, Cat People Distribuzione

tra triangoli d’amore, sete di vendetta ed autodistruzione, il terzo appuntamento della rassegna dedicata all’opera del maestro Shinya Tsukamoto è con un film che vede l’autore cimentarsi per la prima volta con il realismo, conservando però tutta la rabbia e l’attenzione verso il corpo che già caratterizzava i due Tetsuo.

venerdì 25 Aprile
23:50

domenica 27 Aprile
22:30

martedì 29 Aprile
20:00

Tsuda e la sua compagna Hizuru conducono una vita di coppia noiosa e monotona: lui è un agente assicurativo, sembra essere succube degli schemi opprimenti della società giapponese. Un giorno Tsuda incontra un suo ex compagno di scuola, Kojima, ora boxeur professionista. Kojima seduce Hizuru, che comincia a provare fascino per l’autolesionismo. Accecato dalla gelosia, Tsuda comincerà a tirare di boxe, con l’unico scopo di distruggere Kojima sul ring e questo triangolo di amore e vendetta finirà con l’autostriggersi.

«ho sempre la sensazione che ci sia qualcosa di cattivo che potrebbe turbare la mia serenità, per natura sono una persona serena, ma ho sempre la sensazione che potrebbe finire da un momento all’altro con una semplice intromissione dall’esterno (…). la vita serena è solo un’apparenza, io ammonisco con le ombre che rappresento, a stare sempre in guardia e a stare attenti all’illusione della serenità» (Shinya Tsukamoto)

«il percorso dei personaggi di Tokyo Fist non è di accettazione, ma di scoperta, di sublimazione, e semmai di incontro con la morte e la distruzione. Shinya Tsukamoto sposa uno stile elettrico, dirompente, quasi una coreografia di spazi e corpi, un sabba pre-infernale che non ha nulla di cartoonistico ma insegue l’avanguardia, la sistematica riscrittura dell’ovvio, del prestabilito; narra attraverso salti di montaggio, non ricorrendo alla parola che è anzi un pugno in faccia in più, a tradimento. Nel fertile scenario produttivo giapponese degli anni Novanta nessuno ha la lucidità, la capacità di innovare lo sguardo e la tragica vicinanza all’umano di Shinya Tsukamoto, ultimo uomo rinascimentale del mondo che muore.» (Raffaele Meale, Quinlan.it)