LA PRODIGIOSA TRASFORMAZIONE DELLA CLASSE OPERAIA IN STRANIERI

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LA PRODIGIOSA TRASFORMAZIONE DELLA CLASSE OPERAIA IN STRANIERI

un film di Samir Jamal Al Din
sceneggiatura: Samir Jamal Al Din ● fotografia: Natascha Vavrina
montaggio: Enrico Fröhlich ● musiche: Massimo Mariani
produzione: Dschoint Ventschr Filmproduktion
distribuzione: Mescalito Film
Svizzera, Italia, 2024 ● 130 minuti

v.o. italiano, francese e tedesco con sottotitoli in italiano

2024 Locarno FF: fuori concorso

proiezione speciale giovedì 5 giugno
ospiti in sala Vittorio Agnoletto
e Maurizio Ambrosini, docente di sociologia all’Università degli Studi di Milano
e Pap Khouma, scrittore

attraverso un attento lavoro di archivio e un ispirato utilizzo dell’animazione, il documentario di Samir ci offre una parabola storica, sociale e culturale che riflette sul fenomeno dell’immigrazione: quella del dopoguerra verso la Svizzera e di oggi verso il nostro paese. le immagini mettono in luce i punti di contatto  tra i due fenomeni, ma portano con se anche echi di lotte ancora attuali, andando a comporre un’opera militante e ora più che mai necessaria

giovedì 5 Giugno
21:30

Grazie a foto di famiglia, animazioni, clip musicali e materiale d’archivio, il documentario racconta in modo divertente la storia dell’emigrazione dai paesi vicini verso la Svizzera. Come è cambiata la classe operaia per arrivare ora ad essere sinonimo di “stranieri”?

«Si trattava di questo: perché uno di Baghdad fa un film sulla migrazione italiana? Abbiamo usato le animazioni come tema centrale. Volevo contrapporre al materiale d’archivio un riferimento al presente. È stata una bella coincidenza che la vecchia caserma fosse occupata da un collettivo nello stesso periodo in cui il film veniva girato a Bienne. Così abbiamo potuto parlare con loro del motivo per cui le piastre elettriche degli ex lavoratori stagionali sono ancora conservate. Inoltre, essendo un ex tipografo, ho usato i font per strutturare il film in modo tematico con l’aiuto di capitoli animati.» (Samir)

«Ci sono documentari che si limitano a ricostruire un periodo storico. Ce ne sono altri che, mentre adempiono a questo compito, testimoniano di una militanza che è bene riportare alla memoria. (…) Ciò che contraddistingue questa opera è la volontà di tenere deste le coscienze. Poteva essere facile ricostruire quanto il passato sia stato difficile, con punte che potremmo definire di xenofobia, da parte di alcune realtà politiche estremiste fermandosi alla sua, seppur documentata, ricostruzione. Samir sente il dovere di andare oltre ricordando (non solo agli svizzeri ma anche agli italiani) come quanto accaduto si stia nuovamente riproducendo con le nuove ondate migratorie.» (Giancarlo Zappoli, MyMovies.it)