IL LIBRO DELLE OMBRE

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IL LIBRO DELLE OMBRE

un film di Giuseppe Carrieri
con TOSHIKO TANAKA, KEISABURO TOYONAGA, SUMIKO YAMADA, SOH HORIE,
CHIEKO KIRIAKE, KAZUHIKO FUTAGAWA, YAMANE HIRONARI
fotografia: Emanuele Stalla
montaggio: Elisa Chiari ● musiche: Edmondo Riccardo Annoni
produzione: Natia Docufilm
distribuzione: Nieminen Film
Italia, 2025 ● 50 minuti

v.o. giapponese con sottotitoli in italiano

proiezione speciale mercoledì 1 ottobre ore 20
in sala il regista Giuseppe Carrieri

La notte tra il 5 e il 6 agosto 1945, Hiroshima non sapeva che all’alba sarebbe diventata il primo bersaglio nucleare della storia. In pochi istanti, oltre 140.000 vite furono spazzate via da una nuova luce che cambiò per sempre il destino dell’umanità. il Libro delle Ombre, diretto da Giuseppe Carrieri fruga tra le macerie dell’anima per toccare la materia di un ricordo indelebile.

mercoledì 1 Ottobre
20:00

Libro delle ombre – Hiroshima, 80 anni dopo, diretto da Giuseppe Carrieri, è un viaggio tra la memoria e lo sguardo, tra ciò che scompare e ciò che resta. Nel cuore di Hiroshima, alcuni hibakusha — superstiti della bomba atomica e oggi membri dell’organizzazione insignita del Premio Nobel per la Pace 2024 — si raccontano in camera, dando voce a una ferita che continua a bruciare. Le loro testimonianze si intrecciano con materiali d’archivio, suoni radianti e animazioni disegnate a mano, componendo un racconto intimo che dà forma all’invisibile e riaccende ricordi sopravvissuti al tempo e all’oblio. Il 6 agosto 1945, alle ore 8:15, una bomba atomica esplose a 600 metri di altezza sopra la città. In pochi secondi oltre 70.000 persone morirono sul colpo. Nei mesi successivi, le vittime furono più di 140.000, molte spente lentamente dagli effetti delle radiazioni. Tra le immagini più emblematiche di quella distruzione, l’impronta rimasta sui gradini in pietra della Sumitomo Bank: la sagoma di una persona seduta al momento dell’esplosione, svanita all’istante. Una traccia senza corpo, lasciata dal calore estremo, che sopravvive a chi l’ha generata. Più che un ricordo, una ferita incisa nella materia. Il film si spinge infine verso un luogo di osservazione remota, dove il cosmo si riflette su ciò che è accaduto sulla Terra. Un punto di distanza e di ascolto, da cui interrogare l’origine della luce e l’urgenza di non dimenticare. Libro delle ombre è, così, un atto di resistenza. Perché ciò che è stato non diventi silenzio. E perché certi cieli non ritornino.

«Libro delle ombre – Hiroshima, 80 anni dopo nasce da una fotografia: non un volto, non un corpo, ma l’ombra di una figura anonima impressa sulla pietra, davanti alla Sumitomo Bank. Di quella persona non sappiamo nulla, ma la sua assenza racconta l’identità perduta nell’istante in cui la città fu attraversata dal fuoco. Quell’ombra ci parla ancora oggi. Mostra come l’effimero possa resistere più del materiale, come la memoria possa attraversare il tempo. Da qui nasce la domanda che guida il film: quali ombre abitano oggi Hiroshima, e quanto siamo vicini, nel mondo intero, a vederne di nuove? Abbiamo incontrato sei sopravvissuti, gli hibakusha. Nei loro corpi e nelle loro parole vive una testimonianza diretta dell’inaudito. La loro organizzazione, insignita del Premio Nobel per la Pace 2024, ci ha aiutati a riflettere su ciò che resta dopo la distruzione: la possibilità di resistere, come gli hibakujumoku, gli alberi che sopravvissero alla bomba. Il racconto alterna le loro voci alle immagini della città e al linguaggio dell’animazione, guidato dalla voce di un viaggiatore che ritorna a Hiroshima. Ne emerge un pensiero essenziale: i cieli possono sembrare gli stessi, ma la storia può ripetersi. Alcune nuvole non svaniscono, soprattutto se hanno forma di fungo. Il film si chiude all’osservatorio astronomico: il telescopio non guarda soltanto il cielo, ma scruta il futuro. Non solo quello di Hiroshima, ma dell’intero pianeta.» (Giuseppe Carrieri)

«l’opera non calca il terreno già battuto di un’analisi strettamente storiografica, ma percorre una rotta narrativa dal profondo timbro emotivo. Dunque, ciò che interessa l’autore non è tanto riportare in superficie la rievocazione dei grandi eventi, filtrati dalla prospettiva dei grandi o le ragioni storico-politiche degli accadimenti ma, quanto più, andare a perlustrare il cuore di persone comuni, di chi è sopravvissuto a un disastro epocale, portando con sé il peso della colpa di essere casualmente rimasto in vita. E chi sono queste persone comuni? Gli hibakusha. I sopravvissuti, protagonisti di una storia di buio e luce, un racconto intimo, stratificato, che guarda (e valorizza) la memoria del passato nel tentativo di solcare la traccia di un futuro radioso. Che possa essere costruito da saldi ideali, quelli delle nuove generazioni che, con le precedenti, aspirano a uno stato di equilibrio duraturo. Indelebile. Inscalfibile. Così come le ombre dei corpi riflesse sull’asfalto delle strade.» (Marika Iannetta, classicult.it)