
IL QUIETO VIVERE
un film di Gianluca Matarrese
con Maria Luisa Magno, Immacolata Capalbo, Carmela Magno,
Concetta Magno, Filomena Magno, Sergio Biagio Turano, Sergio Pucci
sceneggiatura: Gianluca Matarrese, Nico Morabito ● fotografia: Kevin Brunet
montaggio: Jacopo Quadri ● musiche: Cantautoma
produzione: Faber Produzioni, Stemal Entertainment
Italia, Svizzera, 2025 ● 87 minuti
v.o. in italiano
2025 Mostra del cinema di Venezia: Giornate degli Autori – Eventi Speciali
Proiezione all’interno de Le vie del Cinema 2025
Per info su prenotazioni e biglietti consultare il sito dedicato: le vie del cinema

Presentato alle Giornate degli Autori dell’ultimo Festival di Venezia, IL QUIETO VIVERE arriva a Milano grazie a LE VIE DEL CINEMA.
Il regista di Gen_ torna alle sue origini, alla sua famiglia e ai luoghi della sua infanzia e costruisce un dispositivo cinematografico inedito e sfuggente alle definizioni, dove tragedia greca, teatro e finzione si fondono per raccontare l’irrisolvibile faida vera tra due cognate, sue cugine, in uno sperduto borgo del calabrese.
Ogni famiglia è infelice a modo suo, soprattutto quelle che si odiano perché costrette a vivere nella stessa palazzina di uno sperduto borgo calabrese, un piccolo agglomerato di abitazioni situate in cima a un colle che tutti chiamano il Cozzo. E in ogni famiglia infelice, a ben guardare, c’è sempre qualcuno più infelice degli altri, che pensa solo a come sbarazzarsi dei suoi nemici. Qualcuno come Luisa Magno, cinquantenne in guerra col mondo da sempre. Apparentemente ribelle ai valori tradizionali, Luisa si divide tra lavori precari, l’affetto per i figli e la nipotina, le furibonde liti con la madre, il fratello e la cognata Imma, vera ossessione del suo quotidiano. Mentre le due donne si sfidano tra denunce e insulti, tre zie anziane, coro tragicomico, cercano disperatamente di riportare la pace.
«Il quieto vivere nasce da una storia vera, vissuta tra le mura della mia famiglia. In un borgo calabrese dove il rancore è quotidiano e il conflitto è sacro, racconto la guerra domestica tra due cognate, Luisa e Imma. Attraverso un linguaggio che fonde documentario, finzione e teatro, metto in scena un universo chiuso e iper-reale, dove ogni lite è una performance e ogni pranzo un campo di battaglia. Con ironia e crudeltà, esploro l’anticamera del crimine, quel momento sospeso in cui la tragedia del reale può ancora essere evitata, forse, grazie al cinema.» (Gianluca Matarrese)
«In poco più di 80 minuti Matarrese (che scrive il film insieme a Nico Morabito) costruisce un’anomala docufiction (possono tornare alla mente operazioni come “Pranzo di ferragosto” o il più recente “Vittoria“) che abbraccia il tragicomico, dove ironia e crudeltà si amalgamano anche grazie all’innegabile fascino dato dalla “verità” di gesti, linguaggio, volti, tradizioni che alimentano la semplicità di un quotidiano capace di farsi racconto. Che sa affidarsi tanto alla tradizione orale (i ricordi delle tre zie, naturalmente nostalgiche dei bei tempi, quando in famiglia vigeva l’armonia) quanto all’immediatezza degli innumerevoli resoconti che le due contendenti forniscono di volta in volta: lo scotch sul contatore della luce, la tovaglia stesa e tagliuzzata, il cane che va a fare i bisogni sul pianerottolo…» (Valerio Sammarco, Cinematografo.it)