I diari di Angela – Noi due cineasti. Capitolo terzo
un film di Yervant Gianikian, Angela Ricci Lucchi
con le voci narranti di Yervant Gianikian, Lucrezia Lerro
produzione: Yervant Gianikian con Rai Cinema
distribuzione: Yervant Gianikian
Italia, 2025 ● 123 minuti
v.o. Italiano, Francese, Inglese, Dialetto piemontese con sottotitoli in italiano
2025 Mostra del cinema di Venezia: Fuori Concorso
proiezione speciale giovedì 13 novembre ore 19
in sala il regista Yervant Gianikian insieme a Lucrezia Lerro, voce narrante film
e Robert Lumley. storico
modera l’incontro Giulio Sangiorgio, critico cinematografico

Terzo capitolo del lungo percorso intimo e artistico che Yervant Gianikian dedica alla memoria di Angela Ricci Lucchi, compagna di vita e di cinema. Attraverso diari, immagini d’archivio e video inediti, il film intreccia riflessione personale e storia collettiva, in un dialogo che continua oltre il tempo. Un film sulla creazione, sull’amore e sulla forza del cinema come traccia viva del passato.
19:00
I diari di Angela – Noi due cineasti. Capitolo terzo chiude la trilogia iniziata nel 2018 con il Capitolo uno, e continuata nel 2019 con il Capitolo due. Yervant Gianikian sei anni dopo ha sentito il bisogno di riaprire i diari di Angela per la 82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel nuovo film sono molti i personaggi che tornano, come nelle migliori narrazioni. I narratori sono Yervant Gianikian e Lucrezia Lerro, scrittrice che con sensibilità racconta il diario della malattia della protagonista Angela Ricci Lucchi.
Lerro dà voce non solo alla sua scrittura intima, ma anche alla poetica densa nei passaggi dolorosissimi dei diari, passaggi che sembrano seguire parola dopo parola il ritmo del cuore di Angela, mentre cerca affannosamente di vincere la malattia.
Yervant Gianikian dipinge come su una grande tela una pittura stratificata, che attraverso i diari filmati e gli scritti di Angela fa il giro del mondo. La guerra, il lavoro politico, la malattia. La promessa fatta ad Angela di continuare a lavorare. Gianikian è un esempio di come un dolore intimo può essere trasformato in opera d’arte. I loro film raccontano la violenza dell’uomo sulla natura, sugli animali, sull’uomo stesso. I diari di Angela descrivono la quotidianità dettagliata dei due artisti. I loro film privati diventano oggi una trilogia.
«Quando ho iniziato a pensare al primo capitolo dei Diari di Angela non avevo idea che tanti film privati sarebbero diventati poi un unico corpo, e che il nostro diario parallelo filmico e scritto si sarebbe sincronizzato con tanta precisione. La nostra vita artistica e la vita reale hanno coinciso perfettamente. Filmavamo per noi e nel frattempo ci dedicavamo a dei lavori sulla violenza, Prigionieri della Guerra o Pays Barbare, cito qui alcuni nostri film, per ricordare il comune impegno di denuncia sul colonialismo, sul fascismo e sulla violenza della guerra.» (Yervant Gianikian)
«Ci sono voluti sette anni e altri due, magnifici, capitoli perché Yervant Gianikian riuscisse, con questo nuovo episodio dei diari, a trovare la forma dell’addio per Angela Ricci Lucchi, ad affrontare il repertorio con cui la donna ha raccontato sui suoi quaderni l’ultimo periodo della sua vita, la malattia e il percorso clinico, anche questo scandito come un ulteriore archivio, privatissimo, doloroso, ma comunque affidato all’abituale, magico rigore che da sempre consente alle immagini dei due cineasti di superare la distanza di sicurezza con lo schermo, con la Storia, per farsi esperienza tattile, sensoriale, immersiva. Il procedimento scientifico diventa (o ritorna) così narrazione umana, è da sempre questo il crinale lungo cui scorre la ricerca di Yervant e Ricci Lucchi, e mai come in questo Capitolo terzo la struttura indubbiamente epica delle loro opere (sono sempre stati dei kolossal a loro modo, i film della coppia, e anche qui la quest per gli archivi perduti inanella castelli, bombe inesplose, viaggi avventurosi d’ogni tipo) incrocia il calore domestico di una vita quotidiana, ricette di cucina fantasiose da raccontare all’obiettivo, una vendemmia, le cene con gli amici sparsi lungo il mondo. E il montaggio del sodale Luca Previtali parla mille lingue, il francese, l’inglese, i dialetti d’Italia, l’armeno di casa Gianikian, le voci narranti del regista e di Lucrezia Lerro, voci di campagna e rumori di città – soprattutto, la lingua di queste immagini filmate, raccolte e conservate per poter un giorno germinare, come i semi antichi di cui si parla nel film.» (Sergio Sozzo, sentieri selvaggi)
