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un film di Fien Troch
con Sebastian Van Dun, Mistral Guidotti, Loïc Batog, Lena Suijkerbuijk, Els Deceukelier
sceneggiatura: Fien Troch, Nico Leunen
fotografia: Frank van den Eeden ● montaggio: Nico Leunen
costumi: Judith van Herck, Valerie Le Roy ● musiche: Johnny Jewel
belgio, 2016 ● 103 minuti

v.o. fiammingo, olandese con sottotitoli

miglior regia sezione orizzonti al festival di venezia
miglior regia e premio del pubblico al gand iff

AL TERMINE DELLA PROIEZIONE INTERVISTE IN DIRETTA STREAMING CON ROTTERDAM
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Cinema Beltrade presenta grazie a IFFR International Film Festival Rotterdam uno straordinario evento speciale
● IFFRLIVE 2017 ●
condiviso in tutta Europa con sei proiezioni in contemporanea in 45 sale e chiacchiere in live streaming a seguire

Dove e con chi ti senti a casa? È questo il tema intorno al quale alcuni ragazzini e le loro famiglie costruiscono la vicenda drammatica di Home. In chi puoi avere davvero fiducia quando non sai dove sbattere la testa? La tensione è sempre palpabile, anche grazie alla perfetta colonna sonora di Johnny Jewel. Fien Troch si dedica al divario generazionale tra adolescenti figli dell’era digitale e adulti superati da valori che non riconoscono più. John, Abdul, Sammy e Lina sono la generazione digitale, quella del “tutto in abbondanza“ e del “ciascuno per sé“. Non sembrano interessarsi a grandi cose e passano la maggior parte del loro tempo in un parcheggio dove ascoltano musica e sperimentano droghe varie.

«Sentivo di voler chiudere un capitolo, e di trovare una nuova energia, di essere meno rigida nella forma. Sapevo anche che ci sarebbero state più emozioni, dialoghi, anche azione. In particolare, dovevo abbandonare i piani americani, e adottare un tipo di inquadratura più flessibile, che mi lasciasse più libertà, a me e agli attori. Sono fan di Frederick Wiseman, abbiamo fatto molto riferimento a una certa estetica del documentario. Abbiamo in effetti fatto ricorso al formato 4/3 per trasmettere una sensazione di realismo documentaristico. È anche più vicino al formato delle immagini girate con lo smartphone, e riprende da vicino i corpi e le facce. Abbiamo girato senza trucco, senza luce. Abbiamo dato degli smartphone ai quattro giovani attori, affidando loro il compito di filmarsi tra le riprese. Ero ben consapevole che a 38 anni fossi in parte scollegata dal mondo adolescenziale, ma volevo che il film parlasse la loro lingua, che fosse anche il loro film». (Fien Troch)

«La camera della cineasta belga è attenta ai rapporti, quelli interpersonali, attenta a non mancare dettagli e particolari di quei personaggi. Noi spettatori siamo infilzati da colpi di panoramiche a schiaffo, che registrano un unione familiare e quindi genitoriale quasi smembrata. “Non c’è comunicazione, mi sembra di parlare con una parete“: questa la dichiarazione della madre di Guidotti, grandissima Els Deceukelier.
Quei ragazzi nati nel web 2.0, di cui ovviamente possono anche essere vittime come ci dimostra astutamente la Troch, sono in una misura non idealizzata quelli davvero bisognosi di concretizzare una comunicazione  consapevole e cosciente e…(indovinate?) non vengono aiutati. Forse non sono ritenuti in grado di interagire come umani solo perché già da neonati sono dinnanzi ad un tablet e non alla tv». (Pasquale Pirisi, sentieriselvaggi.it)