gli asteroidi

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gli asteroidi

un film di Germano Maccioni
con Pippo Delbono, Chiara Caselli, Riccardo Frascari,
Nicolas Balotti, Alessandro Tarabelloni, Adriana Barbieri
sceneggiatura: Giovanni Galavotti, Germano Maccioni
fotografia: Marcello Dapporto
montaggio: Paolo Marzoni, Corrado Iuvara
musica: Lorenzo Esposito Fornasari  (con brani de Lo Stato Sociale)
produzione: Articolture, Ocean Productions, Rai Cinema
distribuzione:  Istituto Luce Cinecittà
Italia, 2017 ● 91 minuti

v.o. in italiano

Festival di Locarno: concorso

Un’Emilia-Romagna postindustriale, in cui della gloria operaia che fu restano solo brandelli e detriti, il disagio della provincia nella vita di tre ragazzi difficili, privi di prospettive. GLI ASTEROIDI di Germano Maccioni atterrano da mercoledì 15 novembre al Cinema Beltrade, e per l’occasione in sala ci sarà anche il regista e forse qualcun altro.

Una provincia industriale, sconfinata, alienante. Un tempo florida, ora profondamente segnata dalla crisi economica. Provincia di campi allargati e capannoni dismessi, è l’universo in cui gravitano Pietro e il suo amico Ivan, diciannovenni in conflitto con la famiglia, con la scuola, con tutto. Sullo sfondo una serie di furti nelle chiese, compiuti dall’inafferrabile “banda dei candelabri”, e l’incombere di un grande asteroide, monitorato dalla stazione astronomica della zona perché in procinto di passare molto vicino alla Terra. Talmente vicino che un amico un po’ strambo, fissato con questioni astronomiche e filosofiche, è sicuro che precipiterà sul pianeta, annientando l’umanità. E mentre la “fine del mondo” si avvicina, Ivan convince Pietro a partecipare a un furto, con conseguenze drammatiche che colpiranno fatalmente il loro mondo.

«Gli asteroidi sono fatti della stessa materia dei pianeti, a cui gravitano intorno senza trovare una propria collocazione: si perdono per traiettorie imprevedibili, spesso rischiando collisioni violente. Questa è l’immagine con cui volevo cominciare: due giovani che vagano per la provincia, come asteroidi attraverso un cosmo che li respinge, che non possono o non vogliono riconoscere. In questo film volevo raccontare la storia di quei giorni cruciali che segnano il loro affrontare il mondo. Quando: durante la crisi economica che da anni si mostra con una forza annichilente. Dove: la provincia italiana, nello specifico un’area industriale della piatta Pianura Padana, sana e sviluppata in passato ma ora colpita da un malessere che ha inciso profondamente sulla vita e le relazioni di ogni personaggio del film. Questo territorio è intrigante, con i suoi orizzonti larghi che fuori dalle città sono sempre più difficili da delineare, ma la periferia è uno stato mentale, e universale. Mi piaceva l’idea di poter trasformare una terra apparentemente senza attrattiva in una narrazione avvincente, come ho già sperimentato in altri lavori. Crescere in questo ambiente è straniante: lo so perché lo conosco bene, ci sono cresciuto e per questo ho sentito il bisogno di raccontarlo.» (Germano Maccioni)

«Forse la salvezza o la rovina verrà dallo spazio: Germano Maccioni racconta il disorientamento di Pietro che con Ivan vaga in un west emiliano alienato di fabbriche e di capannoni, una vita dismessa, contro famiglia e altro. La fine del mondo? Un amico ne è sicuro, forse ha visto Melancholia o ricorda Il Disco volante di Brass. La scorciatoia è la rapina blasfema, la «banda dei candelabri» il cui boss è Pippo Delbono ma i protagonisti anche morali sono i ragazzi (Riccardo Frascari e Nicolas Balotti), cani sperduti in un paese che non offre ripari. Bisogna davvero sperare che l’asteroide monitorato ci passi accanto. Il film vale non nel lato action ma nella staticità dei silenzi, tutto il non detto affidato alla fotografia e alle intenzioni del regista di cui si apprezza la scelta non facile.» (Maurizio Porro)