Fiore ribelle

/ / Senza categoria

Fiore ribelle ● Rebellious Flower

un film di Krishan Hooda
con  Prince Shah, Shashank Singh, Shaneel Sinha, Kirti Adarkar, Sangeeta Adhikary,
Nandram Anand, Varun Arora, Mukesh Bhatt ● sceneggiatura: Jagdish Bharti
fotografia: Neeraj Tiwari ● montaggio: Ganesh Sapkal ● musiche: Amano Manish
distribuzione: Mescalito
India, 2016 ● minuti 109

v.o. hindi e inglese con sottotitoli in italiano

Cinema World Fest Awards 2017, Ontario, Premio Inspirational Feature
Fimucinema 2017, Isole Canarie, Miglior Colonna Sonora originale
Salento IFF 2015, Premio della Giuria al Miglior Regista
Lake City IFF 2015, Miglior Regista esordiente

esce in anteprima milanese il primo Biopic dedicato a Osho Rajneesh.
il film, di produzione indiana, si basa sulla testimonianza diretta di un discepolo e racconta la fase giovanile della vita del noto ricercatore spirituale, contraddistinto da uno spiccato senso per la critica e la ribellione alle regole abitudinarie e imposte dai sistemi culturali, economici e politici.

Osho è stato un professore di filosofia che abbandonò la carriera accademica per girare il mondo come maestro spirituale, invitando l’uomo a vivere pienamente e in armonia tutte le dimensioni della vita. Fautore di una ribellione fondata sul senso critico e sul rifiuto di assumere qualsiasi norma di vita o valore sociale solo perché comunemente accettati, è stato un forte oppositore di ogni tipo di potere. Il film si ispira alla vita di Osho, in particolare l’infanzia e la giovinezza. Nel suo percorso fisico e interiore incontrò tre maestri, Magga baba, Pagal baba, e Masto baba, che lo condussero alla scoperta dell’autenticità dell’essere.

«Non sono un seguace di Osho, ma da quando ho iniziato a fare ricerca su di lui ho scoperto cose molto interessanti. E c’era un vantaggio, per me, mentre giravo: è un film storico, e in quel periodo la vita era meno veloce. In passato avevo fatto solo film d’azione molto rapidi. Qui, invece, tutto era statico. Dovevo cambiare metodo, abituarmi a un linguaggio visivo diverso: è stata l’occasione di esplorare qualcosa di di diverso, di nuovo, è stato interessante.
Swamiji (lo sceneggiatore Jagdish Bharti, ndr) ha vissuto con Osho e mi ha passato molto dalla sua esperienza diretta. Per esempio, nel film c’è una scena, in grandangolo, in cui maestro e discepolo si allontanano l’uno dall’altro. Non l’avrei mai girata se non avessi chiesto a Swamiji proprio quel giorno che cos’è lo zen. Mi spiegò che è quando la natura è più grande dell’uomo. Così questa semplice frase mi ha portato a realizzare questa scena. Molte cose che mi ha detto sono state incorporate nel film così, in un modo fisico. All’inizio lo script aveva troppi dialoghi, dal primo minuto. Per me non funzionava. Mi pareva che non ci fosse affatto bisogno di parole lì, e così ho lasciato i primi 7-8 minuti senza dialoghi. Swamiji ha accettato le mie scelte e mi ha fornito molte indicazioni interessanti che ho seguito, ma in totale autonomia.» (Krishan Hooda)