La vera storia di Olli Mäki

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La vera storia di Olli Mäki ● HYMYILEVÄ MIES

un film di Juho Kuosmanen
con Jarkko Lahti, Eero Milonoff, Oona Airola, Joanna Haartti, Esko Barquero
sceneggiatura: Mikko Myllylahti, Juho Kuosmanen ● fotografia: Jani Petteri Passi
montaggio: Jussi Rautaniemi
distribuzione: Movies Inspired
Finlandia, Svezia, Germania 2016 ● 90 minuti

v.o. finlandese con sottotitoli in italiano

Festival di Cannes, premio Un Certain Regard ● Zurich FF, Golden Eye
41° IFF Toronto ● 34° Torino FF
selezionato per rappresentare la Finlandia agli Oscar

Forte, combattivo, appassionato, eppure …
eppure nulla a che vedere con Rocky e la sua Adriana, il pugile finlandese Olli Mäki, l’atleta gentiluomo, fu un antieroe per eccellenza, felice anche (o soprattutto) nella sconfitta.

Estate 1962, Olli Mäki ha la possibilità di vincere il titolo mondiale di pugilato nella categoria pesi piuma. Dalla campagna finlandese alle intense luci di Helsinki, tutto è stato preparato per consegnarlo alla fama e al successo. Olli deve solo limitarsi a perdere peso e a concentrarsi. Ma c’è un problema: si è innamorato di Raija.

«Il tono generale di La vera storia di Olli Mäki è leggero. Benché sia la storia di una crisi esistenziale e della ricerca di sé, è fondamentale che il racconto non sguazzi nel fango, ma che invece voli come un aquilone. Era il 2011, avevo incontrato Olli e Raija a Kokkola. Olli adesso è gravemente malato di Alzheimer, ma ricorda ancora le sue vecchie imprese. Mi ha raccontato del suo incontro per il titolo disputatosi nel 1962 e, quando ha finito la sua storia, mi ha detto: “È stato il più bel giorno della mia vita”. Il suo volto sorridente mi ha costretto a domandargli, incredulo: “Come mai?”. È stato in quel momento che mi ha detto che lui e Raija, proprio quel giorno, avevano acquistato insieme gli anelli di fidanzamento. Ho pensato che fosse una bella storia, ma un po’ troppo classica per essere raccontata di nuovo. Con il passare delle settimane, però, la storia di Olli mi è rimasta in testa e mi sono reso conto che era piena di bellissimi dettagli e di una complessità che la trasformava da fatto banale a qualcosa di speciale.» (Juho Kuosmanen)

«La grazia del regista, in questa divertente opera prima, sta nella leggerezza e divertito distacco con cui rielabora una delle più grandi umiliazioni sportive della storia del suo Paese.
Dall’inizio fulminante, quel matrimonio di campagna che sembra uscito di peso da un film di Micheal Cimino, si è subito consapevoli di stare per entrare in una parabola umana che più che all’epica del genere pugilistico (il modello da omaggiare e parodiare è Toro Scatenato, con il bianco e nero sporco a testimoniare una divertita aderenza, almeno estetica, al film di Scorsese) guarda alla poesia surreale dei protagonisti di Kaurismaki. L’esempio di Olli, la sua vita divisa dagli allenamenti spossanti (con quei chili da perdere assolutamente in sempre meno tempo) e l’amore con Raija, è il simbolo chiaro di un elogio alla serena rassegnazione, alla morte di qualsiasi ambizione spregiudicata. Kuosmanen, attraverso il perdente di insuccesso Olli Maki, prende il pugilato cinematografico è lo svuota di qualsiasi valenza competitiva (l’avversario è una sbiadita figura di contorno, il ritmo degli allenamenti è sempre negato, i movimenti delle coreografie sono sostituite dalle statiche e angoscianti sedute in sauna) per trasformare la sua triste sconfitta in una poesia della vita tranquilla, nella vittoria, morale, di chi si accontenta.» (Luca Marchetti, Sentieri Selvaggi)