KUFID

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kufid

un film di Elia Moutamid
con Elia Moutamid, Valeria Bottini
sceneggiatura, fotografia e montaggio: Elia Moutamid
musiche: Piernicola di Muro
produzione: 5e6
distribuzione: Cineclub Internazionale
Italia, 2020 ● 58 minuti

v.o. arabo, italiano con sottotitoli in italiano

2020 Torino FF

Le ricerche per un film sull’urbanizzazione si bloccano a causa della pandemia e costringono il regista a intraprendere un percorso autobiografico. L’imprevisto è sempre dietro l’angolo e il film diventa un diario della quarantena tra dialetto bresciano e radici marocchine.

Un regista va in Marocco per un sopralluogo: vuole girare un documentario sui fenomeni urbanistici. Torna in Italia con del materiale, ma mentre sta per iniziare a girare il documentario arriva la pandemia. Tutto fermo. Tutti bloccati a casa per mesi. Sulla suggestione del materiale raccolto inizia una riflessione, un percorso autobiografico, completamente diverso dagli intenti iniziali. La quarantena forzata porta l’autore alla scrittura di un diario che procede tra incursioni nella cronaca, vicende personali e familiari, tra ironia e antropologia. Un arrovellamento, un confronto con un’entità, “Kufid”, che sconquassa vite ma non scalfisce stereotipi e pregiudizi, lasciando in sospeso questioni irrisolte. Il futuro sarà, «Inch’Allah» (se Dio vuole).

«“Kufid” è questo: la pianificazione di qualcosa di non pianificato. Un ossimoro. Ero proiettato sulla preparazione di un altro film, completamente diverso, con una narrazione molto differente, ma la quarantena mi ha suggerito un’opzione-intuizione registica che mi ha immediatamente convinto. Un progetto confezionato artigianalmente ma professionalmente in casa, bloccato dalla quarantena forzata dove mi cimento in un esperimento registico stimolante da una parte, e pericoloso dall’altra: provare a raccontarmi e provare a raccontare l’esterno dall’interno delle mura di casa mia. Non era nelle mie intenzioni girare un film specifico sulla pandemia o sul Coronavirus, non mi interessava questa operazione: “Kufid” è un film autobiografico girato durante la pandemia e non un film sulla pandemia, è importante chiarire questo snodo.» (Elia Moutamid)

«Il film diventa così Kufid, come accade al cinema ai tempi del Covid, una conversione necessaria, quasi indispensabile per potere continuare a dare espressione alla creatività. Le immagini diventano il diario di questa forzata immobilità e raccontano l’attività che nasce da una inattività. Ma raccontano anche di quella serie di gesti impensabili in altra situazione come ad esempio prendere il sole in terrazza oppure pulire finanche il tetto e stare per ore seduto al computer per collegarsi con amici e parenti. Si ha l’impressione che piuttosto che spegnere la telecamera si preferisca tenerla accesa per testimoniare l’eccezionalità dell’evento con immagini che diventano surrogato di altre.» (Tonino de Pace, duels.it)