RUMORE BIANCO

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RUMORE BIANCO

un film di Alberto Fasulo
sceneggiatura: Alberto Fasulo ● fotografia: Alberto Fasulo
montaggio: Johannes Hiroshi Nakajima, Fabio Nunziata
musiche: Riccardo Spagnol
produzione: Faber Film, Nefertiti Film
distribuzione: Tucker Film / Nefertiti Film
Italia, Svizzera 2008 ● 90 minuti

v.o. in italiano

2008 Festival dei Popoli

Film d’esordio di Alberto Fasulo, RUMORE BIANCO è una sinfonia di immagini, rumore e voci disperse che si susseguono lungo il Tagliamento, il “Re dei fiumi alpini”.

Lungo una terra di frontiera in cui s’incrociano silenzi intensi e vitalità sommerse, scorre il Tagliamento – il “Re dei fiumi alpini”. Spina dorsale di una regione che è stata snodo e crocevia nella storia d’Europa, il fiume è il protagonista di un racconto che indaga la forza della natura e le sue possibilità di resistenza, la quotidianità degli uomini e delle donne, e le loro forme di ostinazione, perché “l’acqua è provvista di memoria”.

«Rumore Bianco corrisponde a una possibilità: riflettere sul rapporto tra passato, presente e futuro, interrogando il significato di alcune parole chiave per la storia del nordest italiano – radici, fuga, deriva, legge, libertà. E rappresenta anche il tentativo di capire come gli individui, le comunità, vivano la propria esistenza in rapporto alla natura. Il film è un racconto in cui si fondono voci del fiume di generazioni diverse. Il Tagliamento è un bene comune che sta lentamente svanendo dall’immaginario e dall’esperienza di chi ogni giorno lo attraversa. Per me Rumore Bianco è un film sulla sopravvivenza.» (Alberto Fasulo)

«C’è molto silenzio nel documentario di Alberto Fasulo. Come il “bianco” del titolo suggerisce, il viaggio attraverso le vite degli uomini che abitano sulle rive del Tagliamento, è una pagina non scritta, ancora da riempire. E il bianco di un foglio è un affronto alla scrittura: si deve colmare quel vuoto che il “non colore” reclama, senza perdere di vista il senso ultimo dell’operazione. Dare voce a ciò che esiste da sempre ma che non è ancora stato raccontato, far parlare un fiume che è “provvisto di memoria” e di vecchie cicatrici, ma non ha un vocabolario per esprimersi. […] Una prosa priva di ridondanze, semplice nei movimenti e ricchissima di stimoli nei contenuti, resa ancora più vera da una regia che intreccia primi piani a campi lunghi, soffermandosi su dettagli invisibili: una mosca intrappolata, un pesce pescato e liberato, le ossa ritrovate di due caprioli. Accordando natura e meccanica, vecchiaia e giovinezza per trovare un senso di libertà nel “rumore bianco” dell’acqua, che ci accompagna fino ai titoli di coda.» (Nicoletta Dose)