The connection

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The Connection

un film di Shirley Clarke
con  Warren Finnerty, Jerome Raphel, Garry Goodrow, James Anderson, Carl Lee,
Barbara Winchester, Henry Proach, Roscoe Browne, William Bedfield, Linda Veras

soggetto e sceneggiatura: Jack Gelber
fotografia: Arthur J. Ornitz ● musiche originali: Freddie Redd
musicisti: Freddie Redd (pianoforte), Jackie McLean (sassofono)
Larry Ritchie (batteria), Michael Mattos (basso)
produzione: Lewis Allen e Shirely Clarke
distribuzione: Reading Bloom in collaborazione con Milestone Film
Stati Uniti, 1961 ● 103 minuti

v.o. inglese con sottotitoli in italiano

Festival di Cannes 1961, Premio della critica
Restauro a cura di Ross Lipman e UCLA Film & Television Archive, con il sostegno
di The Film Foundation, 
presentato alla Berlinale 2012

Shirkey Clarke è l’unica donna firmataria del manifesto del new american cinema. i suoi documentari, estranei al purismo del cinema-verité, sono stati definiti ruvidi e antispettacolari, capace di creare un dialogo autrice-soggetto visibile e attivo che, mentre ne produce un’interpretazione intima e personale, lascia filtrare un contesto sociale , artistico e politico vissuto criticamente.

Lungometraggio d’esordio di una delle filmmaker più influenti del New American Cinema, The Connection è considerato oggi una pietra miliare del cinema indipendente, eppure all’epoca ebbe vita travagliata. Acclamato al
Festival di Cannes nel 1961, dove vinse il Premio della Critica, fu censurato negli Stati Uniti per linguaggio “osceno”. Tuttavia, come affermò Judith Malina che con il Living Theatre mise in scena la pièce di Jack Gelber a Off-Broadway nel 1959, “The Connection non è uno spettacolo sulla droga, ma sul senso di angoscia e di dipendenza che appartiene a tutti noi”.
Nell’adattamento cinematografico di Shirley Clarke un gruppo di eroinomani, tra cui un quartetto di jazzisti, attendono l’arrivo del “contatto”, il pusher Cowboy, in un appartamento del Greenwich Village di New York. Nel frattempo un regista e un cameraman tentano di girare un documentario “onesto e umano” sulla vita dei tossici finendo per essere coinvolti nell’azione.
Come dichiarano le prime sequenze del film, ciò che viene presentato al pubblico è un assemblaggio di filmati girati dall’operatore.  The Connection è una brillante opera metacinematografica nella quale Shirley arke mette in discussione le nozioni stesse del cinéma-vérité riprendendo un gruppo di spostati, nel film come nella vita, a ritmo di jazz.

« Per anni mi sono sentita un’emarginata, perciò mi identificavo con i problemi delle minoranze. Pensavo fosse più importante essere una specie di dannato tossico alienato piuttosto che una donna alienata che non si sente parte del mondo e vorrebbe esserlo» (Shirley Clarke)

«(…) una delle tante ragioni per cui i film di Shirley Clarke conservano ancora oggi il valore artistico e sociale che hanno è perché sono il risultato di un’intelligenza capace di partire da sé, dalle proprie domande e sensazioni, dalla propria alienazione per andare verso gli altri, comprenderne il vissuto, interrogarlo, approfondirlo e mettersi in contatto con altre forme di alienazione. Il suo cinema merita dunque di essere ri-scoperto e studiato con attenzione.» (Silvia Nugara, Cultframe.it)

«Bisogna dire grazie all’eccellente lavoro di Reading Bloom e quindi della sua creatrice, Maria Letizia Gatti, perché di questi tempi non è affatto facile portare sui grandi schermi italiani un cinema come quello di Shirley Clarke (1919-1997) – in generale, per usare un eufemismo, non è facile fare quello che lei fa, la distributrice di un cinema del genere in un sistema come il nostro. » (Gianluca Pulsoni, Il Manifesto – Alias)